Unieuro, il problema “buchi neri” comincia a essere molto pericoloso

All’improvviso, un buco nero. E l’Unieuro ci è ricascata dentro di nuovo. È stata una sconfitta molto più pesante di quanto dica il risultato finale quella in cui, sabato, i romagnoli sono incappati a Pesaro: pensare di giocare un intero secondo tempo solo al fine di preservare il +21 dell’andata e rischiare, almeno sino a metà dell’ultima frazione, di compromettere pure quel cospicuo vantaggio, ha realmente veicolato un’immagine mestissima della squadra di coach Antimo Martino. Una squadra letteralmente in balia fisica e mentale dei propri avversari, prima di trovare quel sussulto di rabbia e orgoglio che le hanno permesso di evitare che il peggio si trasformasse in disastro a tutto tondo.

Capire perché sia successo è, ancora una volta, inspiegabile, ma a gettare ombre sul futuro è il fatto che anche lo stesso allenatore usi parole di dolente incredulità di fronte alla prestazione del suo gruppo. Le stesse già usate in circostanze analoghe quest’anno. «Conoscevamo la difficoltà di questa gara e son dispiaciuto perché non abbiamo fatto nulla a livello di presenza fisica e mentale per ostacolare Pesaro – ha affermato in sala stampa - I nostri tifosi meritavano una gara diversa, non una che dopo tre minuti era già decisa, ma in questo campionato senza energia e presenza mentale, non si può competere».

Ecco, è un refrain che si ripete ogni volta che Forlì ha un’occasione per mettere le ali e va incontro, invece, non semplicemente a una battuta d’arresto, che nello sport è sempre da accettare, ma a un match nel quale non c’è dall’inizio alla fine. Nel solo girone di ritorno era accaduto a Verona (51-34 a fine primo tempo), a Livorno dopo il successo nel derby con Rimini, in casa con Nardò dopo quattro vittorie in fila e, sabato, a Pesaro dopo due vittorie e tre ko consecutivi dei marchigiani. Se, poi prendiamo in considerazione anche il girone d’andata, nella stessa categoria di partite approcciate malissimo e, di fatto, già finite all’intervallo, vanno annoverate le trasferte di Brindisi (45-28 al riposo) e Udine (50-34 dopo 20 minuti).

Sì, ma quella era l’andata e l’Unieuro viveva anche una situazione difficile seguita all’infortunio di Dawson. Ora dovrebbe essere diverso e, invece, quesi buchi neri si ripetono e danno la netta impressione che non solo l’Unieuro di quest’anno sia un rebus per i tifosi e per noi che la commentiamo, ma anche per lo staff tecnico biancorosso. Detto fuori dai denti: la Pallacanestro 2.015 della stagione 2023-2024 non giocava cero un “basket champagne”, anzi, ma aveva una mentalità d’acciaio. Quella di quest’anno è diversa, non ce l’ha e non si è riusciti a costruirgliela addosso e dentro.

Alternare grandi prove come con Cantù e Udine al ritorno a svarioni clamorosi come quello di Pesaro, non dipende solo dalla tipologia di campionato di quest’anno, ma anche da una Forlì che non ha mai superato i suoi limiti di qualità tecnica con una durezza caratteriale a prova di bomba. Arriveranno, dunque, altri tonfi? Può darsi, ma adesso Forlì non potrebbe più permettersene nelle ultime stte partite. Pena il rischio di non qualificarsi direttamente ai play-off che sono, invece, imprescindibili. Già, perché poi i play-in sono in gara secca. E se il “buco nero” si materializzasse di nuovo in quell’occasione, non sarebbe più rimediabile.

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