Unieuro con le spalle al muro ed è già tempo di polemiche

Una squadra che pazientemente, dopo tanti problemi, tribolazioni, polemiche e un andamento sussultorio per 32 partite, ha trovato la quadratura del cerchio e un’altra che, dopo essere stata un sincronismo perfetto, ha perso equilibri, riferimenti, certezze e sicurezze.

La differenza emersa nella semifinale play-off tra Pallacanestro Trieste e Pallacanestro Forlì sta quasi tutta qui. “Quasi”, perché c’è un ingrediente, non di poco conto, in più da aggiungere e la cui importanza esisteva di fatto già prima, ma è emersa di prepotenza ora che per le due contendenti, il momento sopra è cambiato. L’ingrediente è la qualità tecnica.

Trieste ne ha a piene mani ed è per questo che le sue mani sono state caldissime soprattutto martedì. Corroborate da grande reattività, intensità e lucidità nel sapere dove e quando farsi trovare in campo, le qualità di Ruzzier, Brooks, Reyes e Candussi stanno facendo una differenza abissale al cospetto di un’Unieuro che è priva del suo “go to guy” di più elevato spessore e avrebbe avuto bisogno di prestazioni ai massimi livelli di tanti (se non tutti) i suoi elementi. Invece, se Zampini ha gettato cuore e talento oltre l’ostacolo del risentimento muscolare che da garaquattro con Vigevano gli impedisce di allenarsi, coach Martino non ha avuto pressoché nulla nelle due partite casalinghe, da due elementi troppo determinanti quali Cinciarini e Johnson.

Notti “non magiche”

Su quest’ultimo, già nell’immediato finale di garadue è scoppiata la polemica. Mentre dopo un iniziale momento di naturale sconforto, i 3.500 del Pala Galassi hanno applaudito la squadra, ringraziandola per le vittorie ottenute in una stagione comunque non ancora terminata, una minoranza di tifosi della Curva ha accennato una contestazione mirata, proseguita poi fuori dal palazzetto col general manager Renato Pasquali, Fabio Valentini e Luca Pollone, a colloquio con una mezza dozzina di spettatori.

Motivo? Presunte “notti brave” di Johnson (e l’infortunato Allen) con alcuni ragazzi del gruppo italiano biancorosso, a Riccione nel giovedì prima di garauno. L’ala statunitense ne avrebbe accusato i postumi maggiori, ma dalla società si parla ufficialmente di virus gastrointestinale.

Da idolo a croce

Nell’ovvia impossibilità di controllare la vita privata di ogni suo tesserato e di darne conto pubblicamente, il club si limita a giudicare l’apporto in campo dell’ex Verona. E il giudizio, nelle due gare chiave non è positivo. “Saverio” è passato in poche settimane da idolo, con tanto di striscioni a lui dedicati dopo la squalifica nel match di Orologio con Vigevano (e i suoi post “Siamo la destinazione”) a principale colpevole dello 0-2 che mette Forlì sul ciglio dell’eliminazione. Non è mai tutto oro o tutto nero, ma è vero che, senza Allen, proprio lui doveva essere un fattore in semifinale.

L’orgoglio e la voglia di sputare sangue agli altri non sono venuti mai meno. E’ mancata la capacità di salire di livello, o almeno di mantenersi al proprio. Senza Allen era chiedere troppo? Era utopia? Forse sì, ma l’Unieuro può ancora provarci almeno per una notte, quella di domani, per i suoi tifosi e per se stessa.

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