RivieraBanca pronta per l’esame Livorno

L’ultimo sforzo prima di quindici giorni di pausa: a Livorno (ore 18, arbitri Pazzaglia, Bartolini e Rezzoagli) la Rinascita vuole calare l’undicesima vitttoria su dodici e confermarsi meritatamente capolista di un’A2 che continua a sfilarsi in vetta: a parte Cividale che è la vera sorpresa, solo Udine e Cantù, distanziate quattro punti, stanno tentando di insidiare la rincorsa di Rbr ad una Serie A che da queste parti manca da 24 anni.

Servirà comunque tanta corazza, al Pala Macchia, dove Pesaro mercoledì sera ne ha presi 30 e la Libertas può contare su un pubblico molto caldo, gasato dalla promozione dello scorso anno, che ha visto peraltro la conferma di alcuni dei protagonisti. «L’ambiente sarà elettrico ma a noi piace, siamo abituati alla bolgia per cui direi che è solo un bene, un incentivo in più - dice Sandro Dell’Agnello, livornese doc - E’ chiaro che giocare ogni tre giorni per squadre attrezzate a disputare una gara a settimana finisce per provocare stanchezza, più mentale che fisica, e ce ne siamo accorti con Avellino. Ma l’idea è quella di continuare a fare bene e prenderci altri due punti». Livorno è la classica squadra che punta alla salvezza e che poggia su due americani “buoni” e italiani di esperienza, tra i quali spicca l’ex Crabs (ma parliamo di 20 anni fa) Ariel Filloy. Si diceva dei due Usa: il poliedrico Quinton Hooker, play-guardia, ne segna 13 a partita con 6 rimbalzi e 4 assist, mentre Adrian Banks è la vera stella. Guardia 38enne di talento puro, viaggia a 16 di media ma ne ha messi 28 con 8 rimbalzi nell’ultima con la Fortitudo. Coach Andreazza può contare poi sull’esperienza di Nazareno Italiano, ex Angels Santarcangelo, Fortitudo Bologna e Rieti, e Tomasso Fantoni, 39 anni, una vita in A1 prima della discesa su questi lidi. «Hanno giocatori che ne hanno viste di tutti i colori, per cui bisogna stare molto attenti - tiene alta la guardia, Sandrokan - La maggior parte dei possessi passa dalle mani dei due americani, lo sappiamo, ma noi dobbiamo semplicemente fare le nostre cose, quando si gioca a distanza di così poco tempo non c’è molto spazio per la tattica, è più una questione di attenzione, di predominio a rimbalzo, di saper gestire i momenti».

Questa Rinascita lo sa fare molto bene, visto che manda mediamente cinque uomini in doppia cifra ogni volta. «Io dico sempre che non abbiamo un quintetto base, ma che tutti i nove giocatori che ruotiamo possono di volta in volta essere protagonisti. Le squadre forti non vivono sui singoli ma sulla forza del gruppo, vedere i ragazzi che giocano uno per l’altro senza egoismi è senz’altro uno degli aspetti che ci rende più orgogliosi del lavoro di tutti i giorni».

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