RivieraBanca è arrivata al momento decisivo in condizioni pessime

Una cavalcata strepitosa, un 2024 con 13 vittorie su 15, la salvezza conquistata come antipasto dei play-off, dove però RivieraBanca ci è arrivata in pessime condizioni fisiche.

«Faccio i complimenti a Rieti, ha meritato la serie, ha giocato meglio di noi, si è dimostrata squadra solidissima. Sapevamo che sarebbe stata una lotta dura, purtroppo il destino ci ha voluti portare a questa serie, dopo un cammino fantastico, in condizioni menomate. Sapevamo di Masciadri, di Tassinari, si è aggiunto Tomassini che ha giocato su una gamba sola e per giunta si è fatto ulteriormente male alla caviglia. Come se non bastasse, a poche ore da garatre ricevo la chiamata che Pellegrino ha avuto tutta la notte febbre alta, dunque a livello fisico la lotta è stata purtroppo impari. Noi giovedì sera ma in generale in tutta la serie abbiamo fatto tanta fatica in attacco, abbiamo sofferto l’assenza del nostro miglior creatore di gioco, Tomassini, e balza all’occhio che per una squadra di tiratori forti come la nostra, il 4/25 dall’arco non ci poteva portare da nessuna parte. Peccato perché abbiamo fatto cinque mesi straordinari e chiudere la stagione in sette giorni rode un bel po’».

A livello tattico, dopo due quarti equilibrati, decisiva è stata la terza ripresa dove i sabini hanno di fatto messo l’ipoteca sulla vittoria e sul passaggio del turno. «La zona è stata una mossa disperata, era ancora il terzo quarto ma l’inerzia era già nelle mani di Rieti. Noi potevamo ribaltarla facendo certo una buona difesa, ma solo mettendo qualche bomba in serie, come spesso in stagione abbiamo fatto, ma in garatre non ci siamo riusciti».

Le tante pelle perse? «Loro sono una squadra molto fisica, dura e grossa e lo dico come complimento. Noi invece siamo un po’ più leggerini e in questo senso l’estro di due giocatori proprio come Tomassini e Tassinari ci avrebbe dato una grossa mano ed evitato sicuramente qualche persa».

Rimarrà nella mente il tifo incessante di un Flaminio ancora una volta vestito a festa e quel time-out a poco meno di un minuto dalla sirena finale, con l’abbraccio di tutta la squadra e lo staff. «È stato un bellissimo momento. Non sapevo come sarebbe stato accolto, l’ho chiamato d’istinto, voleva essere un ringraziamento ai giocatori da parte mia e un tributo reciproco squadra-pubblico. Quando si perde e si esce non si è mai contenti, ma la festa che ci circondava ci dice che siamo usciti a testa alta».

Inutile negare che tanti tifosi biancorossi si chiedano se ai nastri di partenza della prossima A2 Sandro Dell’Agnello sarà ancora alla guida dei biancorossi. In tanti si auspicano il prolungamento del matrimonio. «Vedremo, non so dove sarò ad agosto. Di certo sono stato benissimo qua, ho 45 anni di esperienza nella pallacanestro, il palazzetto non è grandissimo, ne ho vissuti di più grandi, ma così caloroso e caldo l’ho trovato pochissime volte, è stato un vero piacere allenare e vivere a Rimini. Ci troveremo con la dirigenza e parleremo: li ringrazio, mi sono sempre stati vicino, senza farmi mai pressioni quando sono arrivato dopo qualche partita persa, così come ringrazio i ragazzi che mi hanno seguito con grande applicazione, e tutto lo staff per il supporto».

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