Rimini ha acquisito le certezze che cercava e che mancano a Forlì

Ora non si può più parlare solo di calendario favorevole e di “fattore Flaminio”. RivieraBanca espugnando Torino con autorevolezza e lucidità ha ottenuto due risultati in uno: è tornata capolista solitaria grazie alle concomitanti cadute di Cantù a Cividale e di Rieti a Nardò e, centrando il terzo successo in trasferta su altrettanti impegni, ha messo a tacere chi guardava al suo avvio strepitoso anteponendovi la considerazione che aveva avuto il beneficio di giocare molte più gare in casa.

Certo, queste sono servite a prendere fiducia in partenza, ma adesso Rimini è una squadra solidissima a prescindere dal palasport in cui è impegnata e l’ennesima prestazione da 80 punti del suo campionato (la settima su otto sfide affrontate) certifica la pericolosità diffusa di tutto il roster a disposizione di coach Sandro Dell’Agnello. Basti guardare quanti giocatori Rinascita manda in doppia cifra di media: sono ben cinque, l’unica squadra di tutta la A2 a riuscirci. Tre di questi provengono, poi, idealmente dalla panchina (Grande, Tomassini e Camara) e prova che le armi per cambiare in corsa le partite, come spesso è accaduto, sono tante e importanti.

Tra questi giocatori, poi, merita i riflettori proprio Gora Camara, al primo starting five della stagione. Per lui 11.8 punti e 5 rimbalzi di media con il 73% da due e il tutto giocando 20 minuti a gara. Un rapporto tra produttività e impiego che ci sbilanciamo a dire faccia del nazionale senegalese, una sorta di straniero aggiunto per Rimini.

Adesso Rbr attende Cento al Flaminio, ma è inevitabile che il pensiero di molti vada già a domenica e al ritorno del derby con Pesaro alla Vitifrigo Arena. Un match che manca da ben 17 anni e che, per Rimini, è una sorta di “grande rivincita” sull’altrettanto grande delusione del 2006/2007, quando sfumata la promozione diretta per classifica avulsa (salì Rieti), fu proprio Pesaro, con Morri e Myers nelle sue fila, a battere 3-0 i biancorossi in semifinale play-off. Una sliding door, perché da allora la Vuelle è sempre stata in A sino all’anno scorso e Rimini non c’è più tornata. Ancora.

Forlì, tensione da spazzare via

Se in riva all’Adriatico si gongola, sotto San Mercuriale ci si interroga, ma si spera anche. Si spera che il ritorno a una rotazione a dieci uomini con l’arrivo del “soccorritore croato” Toni Perkovic, ridia equilibrio alla squadra di Antimo Martino e un po’ di pericolosità offensiva in più. Quella che fatalmente manca, con il match perso con Livorno ad evidenziarlo ancora una volta: solo due uomini in doppia cifra, con Parravicini e Harper che, però, nel finale hanno sbagliato tanto. Troppo.

Non solo loro, va detto subito, ma un pensiero questo fatto lo accende. Anzi due. Fatto salvo che non si può pretendere da Parravicini di essere anche già decisivo ad alto livello dopo appena otto partite giocate da protagonista in una squadra che, per lui, rappresenta il grande upgrade della carriera, su Harper bisogna trovare quell’equilibrio di cui, giustamente, parla spesso Antimo Martino. Se prima, doverosamente, gli si chiedeva di fare di più, ora non si deve passare dall’altra parte e pensare che debba fare tutto lui. Sì, perché a Rimini e con Livorno così è stato. Ha cantato e portato la croce dall’inizio alla fine, gestendo in prima persona praticamente tutti i possessi degli ultimi minuti col risultato, forse, di non essere più lucido come in precedenza. Si possono spiegare così i suoi errori dalla lunetta e negli attacchi conclusivi? Forse, così come probabilmente questo dice ancora una volta che l’ex Tortona necessità di una spalla adeguata al fianco, di chi possa prendersi gli “ultimi tiri” che in carriera lui è stato solo sporadicamente chiamato a scoccare.

Basterà Perkovic? Non crediamo, ma sarà importante. Di più, però, lo sarà vedere tutti i biancorossi assumersi responsabilità. Con decisione e non con quella tensione che s’è palesemente vista sabato e che ha prodotto conclusioni rifiutate o scagliate senza neppure colpire il ferro. Un campanello d’allarme e da grande psicologo qual è, Antimo Martino lo avrà sentito suonare.

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