Massimo Morri, il talento puro che firmò i primi scudetti del basket a Rimini
Ha destato grande sgomento e commozione, non solo nel mondo della pallacanestro riminese, la prematura scomparsa, a soli 52 anni a causa di una malattia che non gli ha lasciato scampo, di Massimo Morri. Max, con la grande passione della fotografia, è stato uno degli enfant prodige della palla a spicchi riminese, facente parte di quella storica covata di talenti della classe 1972 che fece incetta di scudetti a livello giovanile con i vari Ruggeri, Fontana, Semprini, Ferroni e Myers.
Talento favoloso, a 13 anni sapeva guidare e trascinare i suoi compagni di squadra come se fosse un trentenne. Ragazzo sensibile ma ribelle, uscì dal Basket Rimini troppo presto senza poter dare al basket quello che in realtà avrebbe potuto ma soprattutto saputo dare.
Dopo aver appeso le scarpette al chiodo, Massimo era rimasto nel mondo della pallacanestro allenando diverse formazioni in zona sia a livello senior (compreso il femminile all’Happy Basket) e soprattutto settore giovanile. In chi l’ha conosciuto, un dispiacere enorme che ha lasciato davvero tutti senza parole.
Carasso lo “rivede” così
Toccante il ricordo di Paolo Carasso, assistente di Papini in quegli anni d’oro del settore giovanile biancorosso: «Siamo rimasti tutti senza parole alla notizia, venerdì eravamo ancora alle finali nazionali con l’Under 15 d’Eccellenza ad Anagni, è arrivata questa notizia triste che mi ha lasciato a bocca aperta. Sapevo che non stava bene e che stesse combattendo grazie alla sua grande voglia di vivere, ma mai mi sarei aspettato così all’improvviso questa notizia. Il ricordo è quello di un grande atleta, dalle doti fisiche straordinarie, amante dello sport a 360 gradi. Aveva abilità motorie fisiche sopra la media, riusciva ad essere coordinato in tanti sport, come pochi si possono permettere. E’ stato un talento precoce, con una tecnica sopraffina a livello giovanile, con un talento smisurato per il passaggio e soprattutto con la grande dote di mettere sempre in campo la sua personalità, incideva grazie alla sua sicurezza senza scomparire mai dalle partite».
Un mattatore in quelle annate d’oro per il Basket Rimini, un trascinatore che in campo si divertiva come pochi. «Mi ricordo che alle Panzini, con il prof Rinaldi era il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare via, rimaneva in palestra anche oltre l’orario di allenamento. Un vero amante della pallacanestro, uno spauracchio nelle fasi nazionali a Viterbo e Orvieto nei primi scudetti dove era stato davvero devastante. Alla lunga il fisico lo ha penalizzato».
Senza parole anche il suo coach nel quarto tricolore, Massimo Bernardi: «Sono rimasto esterrefatto. Non sapevo nulla della malattia che lo aveva colpito. Faccio le condoglianze alla sua famiglia. Massimo è stato un talento assoluto, un amante della pallacanestro, un atleta importante nei pochi mesi in cui l’ho allenato. Era anche tanto bravo nella fotografia, faceva degli scatti molto belli».
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