L’inedita alleanza Rimini-Forlì sta funzionando a meraviglia

È stata la giornata di campionato delle grandi che gettano le stampelle oltre la trincea nemica e tornano a essere tali. Quella di chi “grande” inizia seriamente a pensare di poterlo essere lei stessa poiché le “grandi”, le ha ridimensionate. Almeno per una sera, ma non per la prima volta in questo 2025.

Il turno numero 26 di un torneo che presenta altre 12 giornate ancora da vivere prima di emettere i primi, ma già decisivi, verdetti, presentava già in origine un nutrito gruzzolo di partite che avrebbero potuto fare più chiarezza nelle posizioni di vertice della classifica. Risultato? Altro che chiarezza, la situazione si è ulteriormente ingarbugliata con ben 12 formazioni a darsela di santa ragione per una graduatoria sempre più ristretta. Le sorprese, infatti, non sono mancate neppure questa volta: da Cento che rifila la quinta, inattesa sconfitta a Cantù (ormai fuori dalla corsa alla promozione diretta?), a Milano che la spunta nel finale in casa di Nardò, sino a Rieti che ora corre all’impazzata passando a valanga a Livorno, e all’Unieuro che fa durare appena una settimana lo status di regina del campionato che Udine si era guadagnata. E poi erano tanti gli scontri diretti: Pesaro che sconfiggendo Cividale inizia a far capire che ai play-off incontrarla sarà un problema, Brindisi che arresta la marcia trionfale della Fortitudo tornando a fare un pensierino anche ai play-offf diretti, Avellino che non smette di stupire allungando a quota 9 la serie nera di Orzinuovi, e Rimini che si riprende il primato fermando Verona grazie a tanto orgoglio e alle giocate dei suoi fari.

Questo il primo focus che, infatti, vogliamo accendere. Quello su Justin Johnson e Pierpaolo Marini. Rbr era senza Robinson, mentre Tomassini e Camara non stavano bene e s’è visto, però quando c’è nebbia le navi arrivano al porto condotte dalla luce dei fari a riva. E chi sono questi fari a Rimini se non Johnson e Marini? Il primo è stato determinante con 13 punti realizzati tra quarto periodo e supplementare, mentre l’ex Trapani ha piazzato 9 punti nella quarta frazione tra cui i due del riaggancio finale. E Marini ne aveva bisogno eccome di una gara così, dopo un mese obiettivamente difficile nel quale la sua produzione si era fermata a 10 punti di media con un raggelante 4/29 dalla lunga.

Di loro Sandro Dell’Agnello ha bisogno più di chiunque altro in vista della sfida di sabato alla “bestia nera” Cividale (cinque gare e cinque sconfitte in A2 sinora) e del finale di stagione. Quello in cui, proprio la sosta di dieci giorni che seguirà alla trasferta in Friuli, sarà benedetta per recuperare a pieno regime fisico tutti i troppi acciaccati. Rimini, infatti recupera la gara del 19 con Cremona in casa il 3 aprile e quella del 23 a Rieti il 19 marzo subito dopo le finali di Coppa Italia al Pala Dozza.

Pausa analoga a quella che attende un’Unieuro ringalluzzita dal successo con l’Apu Udine e che può mettere nel mirino l’operazione-risalita in classifica. Per concretizzarla bisognerà dapprima non sottovalutare la sfida con un’Orzinuovi a disperata caccia di punti, poi capire dove davvero c’è stata la svolta palesatasi nei successi con Torino, Cantù e friulani.

Gare contraddistinte da difese che non hanno più avuto cali di intensità e attenzione durante i quaranta minuti come era accaduto in passato, ma specialmente prestazioni nelle quali la grande (e nuova) continuità si è vista tutta in attacco. Ottanta punti con Torino, 81 in casa di Cantù, 82 domenica: un crescendo a piccoli passi che, però, sono “grandi passi” per la Martino-band. Tre partite di fila chiuse sopra gli 80 punti, ancora non si erano mai viste in questo campionato e, grazie all’ultima, Forlì ha fatto tombola: 10 volte a quota 80 in stagione e 10 vittorie conquistate. Qualcosa significherà pure.

Implica, a nostro avviso, che il potenziale c’era, ma per esprimersi necessitava di meno pressione anche autoimposta e più scioltezza in campo. Anche a costo di sbagliare. Sì, perché l’Unieuro nei quattro successi del girone di ritorno perde più palloni di quanti ne dilapidi nelle sconfitte (13.75 contro 12.3 di media), ma gioca a ritmo più sostenuto, con più sfrontatezza, con maggiore rapidità di circolazione. E gli errori sono parte di un sistema che inizia a funzionare.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui