Estasi RivieraBanca, Unieuro sconfitta ma soltanto a metà
Il derby promuove la straordinaria qualità di RivieraBanca e dei suoi solisti capaci di suonare come un’orchestra affiatata e la bravura della squadra allenata da Dell’Agnello di sapersi adattare in corsa alle esigenze delle partite. Il derby però non boccia affatto l’Unieuro, ma le lascia tanto amaro in bocca e l’ormai solito carico di domande cui, probabilmente, sarà il mese di novembre a dare delle effettive risposte.
In un campionato che dopo il volatone iniziale di ottobre (7 partite in un mese) vede al comando un terzetto inatteso alla vigilia, come quello composto dalla predestinata Cantù poi Rimini e Rieti, sono proprio Tomassini e compagni a fare festa in modo più convinto. Infranto il tabù dei derby, con le tanto agognate due vittorie su Fortitudo e Forlì, Rimini si coccola una squadra che riesce a esprimere tutto il talento di cui è dotata. Un gran bell’andare in attesa che Robinson trovi la condizione per unirsi al coro.
Rbr, oltre il talento c’è di più
Se le qualità individuali sono necessarie, ma non sufficienti, per una stagione da assoluta protagonista, c’è qualcosa di più che supporta le speranze della formazione riminese di essere una realtà e non una brillante supernova d’autunno. Quella ottenuta ai danni dei “cugini” è la quinta vittoria sulle sei, raggiunta dopo avere chiuso in svantaggio il primo tempo. Ormai non è più una semplice curiosità statistica, ma un preciso indicatore della capacità della squadra biancorossa di adattarsi all’avversaria in corsa, di saper essere camaleontica, di trovare adeguamenti e chiavi giuste dal punto di vista tattico, tecnico e mentale, per girare le partite. Non è poco, anzi è tantissimo.
Se, poi aggiungiamo il fatto che Alessandro Grande e Giovanni Tomassini stanno avendo un inizio di campionato che non è neppure lontano parente dello scorso, che Gora Camara sta impattando come a Rimini si poteva sperare, ma non certificare, e che Justin Johnson nei due derby è stato un fattore determinante, allora si può affermare che “oltre le triple c’è di più”.
Forlì cercasi pericolosità diffusa
Per l’Unieuro è stato il derby dei due volti e sarà anche quello dell’eterno disquisire sul famigerato bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno. Forlì esce dal Flaminio senza punti dopo una partita giocata quasi alla perfezione per i primi 20 minuti e trasformatasi fatalmente nella ripresa, per indiscutibili meriti balistici di Rbr e per il proprio calo evidente di energia difensiva e lucidità offensiva. Se Forlì ne esca rallentata nella sua crescita o, come ha affermato il suo allenatore, con più motivi per guardare fiduciosa al futuro, rimanda al famoso bicchiere pieno a metà.
Difficile dire se l’Unieuro abbia perso perché ha concesso troppo, e troppa fiducia, agli avversari o, di contro, perché si sia incartata in avanti senza efficaci alternative al superbo Demonte Harper di domenica a Rimini. Sta di fatto che più passa il tempo, più il dovere giocare senza quel secondo straniero che in teoria doveva rappresentare anche la prima punta dell’attacco, pesa.
La “Pieffe” ha bisogno di Shawn Dawson e di essere al completo. Poi, se l’israeliano sarà la chiave, lo diranno soprattutto le prossime sei partite del mese di novembre: Livorno, Orzinuovi e Cantù arriveranno al Pala Galassi, Torino, Udine e Milano da affrontare in trasferta. La dimensione della squadra e del suo campionato sarà più chiara al termine di questo ciclo.