Basket, quella sera del 26 gennaio 1995 quando Carlton cambiò la storia

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Domani è il 26 gennaio 2025. Anche domani ci sarà una partita di basket al Flaminio. E ci saranno almeno il doppio di quei 1500 tifosi che il 26 gennaio 1995 furono però privilegiati ad assistere a un evento che rimarrà nella storia della pallacanestro italiana. In quel freddo giovedì sera di gennaio, Carlton Myers segnò 87 punti in una sola partita, battendo in un colpo solo il record di 77 punti di Riminucci che resisteva da 31 anni e superando anche Dalipagic che rifilò 70 punti (curiosamente 38 anni fa come oggi) con la sua Reyer alla Virtus in quella che da molti fu definita la più grande prestazione offensiva in Italia.

Carlton non centrava nulla con l’A2 di quell’anno, era già esploso a Pesaro e già promesso alla Fortitudo. Quella fu una strana parentesi senza lieto fine (Rimini ko nei play-off con Forlì) ma con gli 87 punti a lasciare un segno indelebile.

Carlton Myers rivive quella serata che ha riscritto la storia del basket nazionale: «Con Udine fu una partita senza storia (73-38 a fine primo tempo, ndr), il mio bottino cresceva continuamente, ma solo a 10 minuti dalla fine abbiamo cominciato a pensare al record. Il nostro coach Di Vincenzo chiamò time-out e disse a tutta la squadra ‘proviamo a giocare per superare i 77 punti’. Tutti i miei compagni si sono messi a disposizione, si sono prodigati, sacrificati, li voglio ringraziare ancora pubblicamente».

L’ha rivista quella partita? «No, ma non ho mai riguardato le mie partite, neppure le finali, forse perchè ne ho perse parecchie. Mi capita a volte di vedere qualche flash. Ci pensa mio figlio Joel a rovistare l’archivio: conosce a memoria tutte le azioni delle mie partite, i gesti tecnici, ha sempre vissuto con entusiasmo, passione e trasporto la mia carriera».

Per Carlton gli 87 punti trovano posto sul podio personale a livello sportivo: «In quel momento non ho dato troppa importanza a quel record frutto di una prestazione di una sera, giocavo per lo scudetto, ero in nazionale, arrivavano risultati importanti. ma con il passare degli anni ho capito che è una delle cose per cui vengo ricordato, assieme al titolo Europeo vinto con la nazionale e naturalmente al fatto di essere stato il portabandiera dell’Italia alle Olimpiadi di Sydney».

Myers segnò il suo 78° punto con una classica sospensione dai cinque metri dopo un momento di naturale appannamento a quota 76, poi si scatenò segnando tre bombe consecutive da distanza siderale. Adrenalina pura o quel momento che per molti era la “trance agonistica” di Carlton? Sentite Myers: «Io credo che certi tiri li possano prendere solo certi giocatori, nel basket come in ogni altro sport ci sono istanti chiave e vince chi capisce quando arrivano, poi devi essere bravo a non farteli scappare. In certi momenti sei di un livello tale che nessuno ti può fermare, entri in un’atmosfera particolare, quasi estranea al contesto, uno stato fisico e mentale che ti porta a fare cose che all’esterno sembrano fuori dalla norma. Quei tiri dovevano andare dentro al canestro e infatti sono entrati».

I record sono fatti per essere battuti, questo resterà in eterno. «Prestazioni di questo livello saranno sempre meno frequenti perché il basket è cambiato, i minutaggi dei giocatori sono scesi, credo che adesso una simile prestazione balistica sia impossibile da ripetere».

Il Flaminio è ancora lì, ad aspettare un’altra impresa, stavolta di squadra. «Paolo Carasso col suo progetto è riuscito a riportare il clima degli anni ‘80 quando c’erano Sims e Johnson, o quello di inizio Anni ’90 col nostro gruppo riminese. Ai tifosi che popolano il palazzo hanno saputo offrire un evento all’interno della partita con competenza e organizzazione ed è quello che fa la differenza. Sono stati bravi a partire dalle fondamenta, hanno subito ricreato un senso di appartenenza, il tifoso si identifica nei giocatori, ora mi sembra Johnson il più amato, hanno coinvolto imprenditori, aziende, pubblico e la squadra fa il suo. Poi c’è il Flaminio con la sua storia».

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