Basket A2, riflessioni riminesi, dilemmi forlivesi
Perso un big match, sotto un altro. Perché il campionato di RivieraBanca può sì essere letto, d’ora in avanti, nella sfida, ancora a distanza (di 4 punti) con Cantù, ma può anche dipendere e tanto, da tutto il resto del percorso. E in questo, c’è subito una tappa chiave: la trasferta a Verona di domenica.
Match difficile, in casa di una delle formazioni più attrezzate di A2, che presenta molteplici rischi ma anche tante opportunità per la capolista. Riuscire a vincere in casa dei gialloblù peserebbe doppio, perché sarebbe un’immediata risposta di carattere alla sconfitta con i brianzoli e il segnale che questa non ha scalfito la corazza di fiducia in se stessi che i romagnoli hanno sempre indossato.
In attesa, quindi, di capire se, così com’è stato dopo la sconfitta con Cividale, ripartirà un nuovo ciclo vincente, Rbr si tiene stretta la qualificazione alle Final Four di Coppa Italia di Genova, traguardo che, in A2, mancava dalla “fatidica” annata 2006-2007, quando al concentramento di Rieti, il Basket Rimini venne battuto in semifinale dai padroni di casa di coach Lardo. Gli stessi che, poi, scipparono ai Crabs la promozione diretta solo in virtù della classifica avulsa. Una stagione, dunque, sempre più da esorcizzare. A partire casomai proprio dalla Coppa Italia.
Intanto, tornando alla sfida di domenica con Cantù, sono due i dati da segnalare. Il primo riguarda il duello sotto i tabelloni. Era temutissimo e il quartetto Basile-Hogue-Baldi Rossi-Possamai, l’ha fatto proprio. Di pacchetti come questo, però non ce n’è in tutto il resto dell’A2.
Il secondo dato, strettamente legato al primo, riguarda le percentuali dalla distanza. Rimini avrebbe avuto bisogno della mira di sempre e invece ha avuto appena il 24% dai 6.75. Il peggior dato di tutta la stagione peggiorando il 32% con Avellino, un’altra gara nella quale Rimini aveva faticato. Non a caso.
Dilemmi forlivesi
Perdere un derby non è come perdere una gara qualunque: anche se ormai a Bologna è un’abitudine fa più male. Alla piazza più che alla classifica dell’Unieuro, scivolata al sesto posto, ma che può migliorare ed essere considerata quanto meno discreta se al giro di boa del girone d’andata i biancorossi si presenteranno forti di un altro tris di vittorie. Ipotesi alla portata visto che Cinciarini e compagni dovranno ospitare Vigevano e Rieti e in mezzo, recarsi in casa di Nardò.
Se la sconfitta con la Fortitudo incide il giusto sul cammino dei romagnoli, lascia però aperta una voragine di dubbi, tutti sacrosanti e legati al “problema stranieri”, perché il problema c’è. Tra tre giornate la società dovrà prendere una decisione difficile e cruciale: tra Harper, Perkovic e Dawson, uno è di troppo. A meno che non si opti per la soluzione dello straniero di scorta, Antimo Martino, il general manager Renato Pasquali e la società che mette i soldi, dovranno scegliere da chi sarà formata la coppia che concluderà il campionato. E in modo diverso l’uno dall’altro, tutti e tre danno poche garanzie di essere i profili giusti per una squadra che vuole lottare per la promozione ai play-off.
Considerazione che dopo sedici partite riguarda anche Harper, reduce da una prova negativa a Bologna. Dopo l’exlpoit di un altro derby a Rimini, si pensava di avere ritrovato il giocatore di qualità e personalità sul quale si era puntato con convinzione in estate. Invece le ultime gare sono state un progressivo e preoccupante ritorno alle origini. A Bologna, mai un’iniziativa, appena cinque tiri e quattro perse figlie delle solite titubanze contro le difese che gli chiudono gli spazi. In quattro degli ultimi sei incontri, Harper non è mai andato in lunetta. E per una guardia americana è un pessimo riscontro, segno di non pericolosità. E poi l’ex Tortona è 1/11 da tre nelle ultime 4 partite (tira appena col 25% in campionato), ha 3.4 palle perse nelle ultime 5 sfide e nell’ultimo mese è sceso a 8.75 punti di media. Harper ha un biennale importante, inipotizzabile e clamoroso che la società possa pensare di rinunciarci, ma se non scatta qualcosa, rischia di essere l’incompiuta che rende tale anche Forlì tutta.