Basket A2, l’Unieuro si smarrisce quando la palla scotta e Martino non ci sta
Spesso non è tanto il risultato negativo in sé a bruciare sulla pelle, quanto il modo in cui matura. È il caso della sconfitta subita dall’Unieuro per mano di Cividale, la seconda consecutiva al Pala Galassi, ma stante il ripetersi di certe situazioni, si dovrebbe dire che a pesare e fare riflettere è il copione degli ultimi ko.
Prima Cantù, poi la Fortitudo, quindi Rieti e la Gesteco: tutti nelle ultime battute di con margine risicato a sfavore e tanti episodi che girano male alla banda di Antimo Martino. Già, ma dagli arbitraggi che chiunque giochi in trasferta gradirebbe avere (l’Unieuro si è presa un’ammenda di 833 euro per offese, collettive e frequenti, del pubblico nei confronti degli arbitri), alle giocate dei singoli avversari (Moraschini, Baldi Rossi, Freeman, Sarto, Monaldi e Mastellari, in ordine non casuale), alle mancate zampate come quelle di Del Chiaro al Pala Dozza, oppure Harper e Cinciarini nelle ultime due domeniche, la legge non scritta dello sport dice che gli episodi assecondano sempre chi gioca e vive sulle ali della fiducia e dell’entusiasmo. Di contro, come avrebbe detto Marty Feldman in Frankenstein Junior, quando gira storto, “potrebbe andare peggio, potrebbe piovere”. E’ quanto sta succedendo a Forlì, ma accampare come scusante la malasorte impedirebbe di vedere una delle cause principali di questa ciclicità avversa.
Infatti, nell’immediato post partita di domenica, il tecnico dell’Unieuro lo ha detto chiaro e tondo: «Venivamo da due stagioni in cui tutto filava liscio, c’era entusiasmo e molti match come questi li avremmo vinti, mentre ora succede di tutto, però quest’anno bisogna constatare che la situazione è cambiata. Lo sport è anche questo. Non voglio dire arrendersi, io non lo farò mai e le scuse non voglio accamparle, dico che se non vinciamo due gare come quelle con Rieti e Cividale è perché la squadra non fa abbastanza per riuscirci. Se vogliamo vincerle dobbiamo fare di più e arrivare agli ultimi possessi 6-7 punti avanti».
Sì, perché le squadre di primissimo livello le giocate giuste al momento opportuno le fanno, le rimonte le accusano, ma non consentono di portarle a termine. Forlì era proprio così gli anni scorsi, adesso no. O almeno non ancora. E lo dimostra il bilancio degli scontri diretti. L’Unieuro è 10ª, contro le nove formazioni che la precedono si contano tre vittorie con Avellino, Milano e Verona e sette sconfitte, di cui due con Cividale. È la dimostrazione che i biancorossi non sono al livello delle migliori.
Potranno riuscire a raggiungerlo e raggiungerle? In questo momento, anche se il calendario mette i brividi con Verona e con Rimini davanti agli occhi, la priorità è non cedere mentalmente, non infilarsi nel tunnel. «Adesso agitarsi, impazzire, non porta da nessuna parte: non funziona così - rimarca sempre Martino - ho abbastanza esperienza per riconoscere quando un’annata gira o non gira, per ora dobbiamo pensare che iniziare a incolparci l’un l’altro non porta da nessuna parte. Si soffre di squadra, se ne esce di squadra e si accettano i risultati come squadra e dobbiamo farlo senza alcun tipo di problema».