Venditti e De Gregori, la storia sono loro: tre ore di grande musica allo Stadium di Rimini

Spettacoli

Il rischio che uno “rovinasse” i capolavori dell’altro, e viceversa, c’era eccome. E pure il pericolo che lo spettacolo si riducesse a un mix tra un’operazione nostalgia e un banale greatest hits non era del tutto remoto, anzi. Antonello Venditti e Francesco De Gregori, al contrario, venerdì sera all’Rds Stadium di Rimini, quasi completamente esaurito, hanno dato vita a uno show di quasi tre ore ai limiti del clamoroso, di quelli che a uno che c’è stato, il giorno dopo, incontrando gli amici viene spontaneo dire non sapete cosa vi siete persi.

Antonello e Francesco, Francesco e Antonello: la storia sono loro, questi due freschissimi ultrasettantenni che insieme hanno prodotto qualcosa come 95 album e che si alternano e si integrano con la complicità di un duo nativo.

Genuini, generosi, affiatati, entusiasti l’uno di avere l’onore di cantare le canzoni dell’altro. Dalle 9 di sera a poco prima di mezzanotte dal palco riescono a far vibrare quasi tutte le corde delle emozioni: divertono, fanno ballare e cantare, commuovono. Stupiscono, soprattutto. Come quando attaccano “Pablo” con l’intro di “Shine on you crazy diamond” dei Pink Floyd. Quando omaggiano Lucio Dalla: struggente il solo suono del violino di “Com’è profondo il mare” mentre sfuma “Santa Lucia”, e poi con “Canzone”, standing ovation. Quando sfidano l’orgoglio riminese e romagnolo e riescono a trasformare lo Stadium (all’ultimo atto prima della ristrutturazione) in una balera con “Buonanotte Fiorellino” a ritmo di manzurka.

Sarebbero potuti andare avanti fino alle sei di mattina e qualche hit l’avrebbero comunque lasciata fuori ma “Il concerto”, come lo hanno creato e messo in scena, è completo, non lascia rimpianti ma un carico di sentimenti esauriente. Di gratitudine, tanta.

La partenza è esplosiva con “Bomba non bomba” e allo Stadium il clima si fa subito incandescente. Boom. De Gregori risponde con “La leva calcistica della classe ‘68”, hai detto niente. Sembra una partita a ping pong a suon di successi da milioni e milioni di dischi venduti. Antonello canta “Modena”, Francesco risponde con “Bufalo Bill”. “La storia” dà i brividi, “Peppino” pure, “Generale” cosa lo diciamo a fare?

Sono pochi, ma intensi, i momenti in cui si alternano sul palco. De Gregori è devastante per i cuori dell’Rds con “San Lorenzo”, di cui prima racconta la tragica storia “per i non romani”. Da lì in poi diventa impossibile non cantare a voce piena con “Alice” e “Santa Lucia”, poi quando il palco lo riprende Venditti con “Dimmelo tu cos’è”, “Ci vorrebbe un amico” e “Notte prima degli esami”.

Quando si comincia ad avere l’impressione che il meglio possa essere passato De Gregori e Venditti tornano a cantare insieme “La donna cannone”, “Unica”, “Rimmel”, “Alta marea”, “Titanic”, “Sempre per sempre”, “Roma capoccia”. E’ quasi troppo tutto in una volta. Chi aveva comprato il biglietto con la certezza di preferire uno all’altro probabilmente ne è uscito con la stessa convinzione. In pochi, probabilmente, confidavano sulla quantità di meraviglia che avrebbero potuto produrre insieme. E invece era davvero tantissima. La storia sono loro, nessuno si senta offeso. Punto.

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