Torna il Banco del Mutuo Soccorso, all’House of Rock di Rimini
Questa sera (venerdì 19 gennaio) all’House of Rock di Rimini arriva la storia del rock italiano, in particolare del progressive rock anni Settanta, con il Banco Del Mutuo Soccorso. La formazione romana in quell’epoca fu colonna della scuola italiana del genere, che ebbe successo anche all’estero, insieme a New Trolls, Le Orme e Premiata Forneria Marconi. Nel decennio successivo la band ebbe successo commerciale con brani più pop, prima di tornare al progressive degli esordi. La scomparsa del cantante, frontman e immagine iconica del gruppo Francesco Di Giacomo in un incidente stradale nel 2014 ha causato un brusco stop nell’attività del BMS, ma il tastierista e fondatore Vittorio Nocenzi ne ha preso le redini e proseguito la storia. Della band, nella quale sono transitati negli anni oltre trenta musicisti, fa oggi parte anche il figlio tastierista Michelangelo Nocenzi, che ha permesso di recuperare la formazione storica, con due tastiere.
Il più recente lavoro del BMS è un concept album dedicato a Orlando furioso, dal titolo “Orlando: le forme dell’amore”.
Nocenzi, come mai questa scelta?
«Le prime parole del primo brano del nostro primo album, dal titolo “In volo”, recitano: “Lascia lente le briglie del tuo ippogrifo, o Astolfo, e sfrena il tuo volo dove più ferve l’opera dell’uomo”. Ci sembrava bello tornare a quell’iconografia, per ripartire cinquant’anni dopo da dove eravamo partiti. “Orlando furioso”, capolavoro del Cinquecento italiano, è una narrazione fantastica e modernissima: parla dello scontro tra civiltà dell’Occidente e del Medio Oriente, dei saraceni. Ricorda qualcosa? L’unico problema è stato selezionare alcune avventure tra le moltissime che lo compongono; abbiamo scelto quelle che ci emozionano di più».
Il disco è scritto a quattro mani da lei e suo figlio Michelangelo.
«L’idea è venuta a lui, che riteneva giusto celebrare così il cinquantennale del nostro primo brano. Insieme abbiamo scelto la chiave dell’amore per raccontarlo, tutti i tipi di amore che sono descritti nel poema: quello fraterno tra Astolfo e Orlando, quello di Orlando che lascia i suoi compagni in battaglia per correre a salvare la donna che ama, quello rifiutato a Orlando stesso da Angelica. I temi ariosteschi sono così affascinanti che la musica si è scritta da sola. Ora con Michelangelo stiamo iniziando a scrivere i brani del prossimo album del Banco, che uscirà l’anno prossimo».
In due ore e mezza di concerto, in questo tour, suonate integralmente il primo album, che tutti conoscono come “Il salvadanaio” per la foto di copertina, ma in realtà si intitola “Banco del Mutuo Soccorso”.
«Sì ci sono tutti i brani di quel disco, compreso “Il giardino del mago”, una suite di 19 minuti che il pubblico ama e non suoniamo da tanti anni».
In scaletta non mancano i successi più pop, come “Paolo pà”, “Moby Dick” e “Canto di primavera”, che non avete certo rinnegato.
«No, perché quando li abbiamo fatti eravamo molto consapevoli che, come diceva Miles Davis, esistono solo due generi di musica: quella buona e quella cattiva. Non è la forma della musica che la fa essere bella o brutta: esistono brani leggeri pieni di poesia e musica classica noiosa. Il nostro più grande successo commerciale, “Paolo pà” trattava un tema importante come l’omosessualità rifiutata e rimossa, in un’epoca in cui questo tema era tabù».
Che effetto le fa essere in una band con musicisti che non erano nati quando avete cominciato?
«Nessun effetto, perché da sempre sono abituato ad avere tra il pubblico giovanissimi che cantano a memoria le nostre canzoni. La musica scavalca le generazioni e unisce gli estranei».
Nella sua lunga storia col BMS, ha qualche ricordo particolare della Romagna?
«Tantissimi. Il Banco deve molto alla Romagna: all’inizio degli anni Settanta il tempio del rock progressivo italiano era L’Altro Mondo di Rimini, dove abbiamo suonato tante volte. Non c’è una band progressive, italiana o straniera, che non abbia suonato in quegli anni in quel locale, trovando un pubblico accogliente e preparato. Abbiamo inoltre registrato molti dischi allo Studio Paradise, nei dintorni di Riccione, dove è nato il nostro ex bassista Tiziano Ricci. Amo molto i romagnoli, che sono gente che celebra la vita con il fare quotidiano».
Informazioni: www.houseofrock.it