Stand-up comedy al Comunale di Gambettola. Yoko yamada: «Per voi Mary Poppins e Harry Potter tra magia e oscurità»

Spettacoli
  • 15 dicembre 2023

Il teatro Comunale di Gambettola apre alla stand up comedy al femminile. La presenta Yoko Yamada (classe 1993) che, nonostante il nome all’anagrafe, è nata e cresciuta a Brescia, e da undici anni vive a Venezia. Dove all’università (Ca’ Foscari) ha studiato lingua giapponese, chiudendo in qualche modo il cerchio familiare. Questa giovane monologhista ha infatti sangue bresciano da parte di mamma e giapponese da parte di padre.

Stasera alle 21 fa ascoltare il suo nuovo monologo Mary Poppins e i doni della morte. Da papà, che ha lavorato come guida turistica, ha ereditato la vis comunicativa e il piacere di intrattenere il pubblico, ma in pectore vorrebbe fare l’attrice. In una sera come tante del 2018 ha visto uno spettacolo di Luca Ravenna. Una folgorazione; da lì Yoko è arrivata finalista a “Italia’s got talent”.

Il teatro di Gambettola accoglie il debutto dell’artista in Romagna.

Ci racconti Yoko, come si è fatta conoscere al pubblico.

«Ho sempre avuto la fascinazione per il teatro che mi ha spinta a fare laboratori, ma non avevo mai provato nulla legato a stand-up o comicità. Dopo avere scoperto Luca Ravenna a Venezia, dove mi ero trasferita per l’università, l’organizzatore Nicolò Falcone promosse una serata di “microfono aperto”. Provai a scrivere qualcosa, salii sul palco e affrontai i miei primi minuti da monologhista. Andò abbastanza bene e ho voluto continuare. Poi nell’estate 2020 ecco pronto il mio primo spettacolo Pizza sul gelato, ora smontato a pezzi su Youtube. Questo secondo, Mary Poppins e i doni della morte, l’ho terminato in primavera, da ottobre è in tour».

Perché Luca Ravenna la conquistò?

«Per la sua comicità pulita, semplice, non satirica né politica, non impegnata; nella stand-up non ci sono regole, se non fare ridere. Si può partire da qualsiasi cosa, da un “Hai visto il film di Moretti”, come da “Lo sai cosa mi è successo dal dentista”. Ho cercato di fare sorridere la gente portando il mio punto di vista sul mondo, e portando il pubblico nel mio mondo, nella realtà dei miei occhi, in modo buffo. Così ho portato dentro la mia storia di famiglia, ma in questo secondo spettacolo ho voluto staccarmi per non rischiare di diventare una macchietta, ho scritto qualcosa di più introspettivo e serioso».

Di cosa parla questa sua novità?

«Parlo della fine del mondo, non quella dei ghiacciai, ma quella apocalittica, non proprio una cosa serena. Accenno al capitalismo, parlo di bestemmie senza bestemmiare, di religione, del fatto che ero una persona credente che adesso ha un po’ perso la fede, parlo del mio vivere in Veneto, e parlo pure della mia malattia diagnosticata nel 2015, la rettocolite ulcerosa».

Cose non proprio da ridere.

«È vero, si ride meno rispetto allo show precedente, che era sbocciato in modo naturale. Questo secondo è più studiato, l’ho scritto con uno sceneggiatore-autore; nel primo mi presentavo, raccontavo di mio padre giapponese, dei miei viaggi; in questo mi allaccio a notizie come: hai notato che hanno cambiato il Padre nostro?».

Dove desidera arrivare con questo lavoro che unisce Mary Poppins a Harry Potter?

«La commistione di un richiamo luminoso e magico con uno più oscuro rimanda ai miei 30 anni; da un lato Mary Poppins che evoca gioia, spensieratezza, magia; dall’altro, I doni della morte che ti avvolgono e ti dicono “Shhhh, non hai capito niente”, così come ho affrontato l’arrivo dei 30 anni. Nei prossimi dieci vorrei continuare con la stand-up e il live davanti al pubblico, però mi piacerebbe tanto fare l’attrice di cinema e teatro. Ma devo scoprire se ho questo talento».

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