Paolo Fresu: noi musicisti insieme per l'ospedale Infermi
Tre generazioni di musicisti uniti dalla musica e dalla solidarietà. Dalla star internazionale del jazz, il trombettista Paolo Fresu, al sedicenne cantautore bolognese Leo Meconi fino al riminese Lorenzo Semprini, leader dei Miami and the Groovers e autore di Siamo rimasti noi, il brano registrato da un collettivo 13 musicisti per la raccolta fondi della Fondazione Marco Simoncelli a favore dell’Ospedale Infermi di Rimini.
«Il brano – spiega Lorenzo Semprini – sta ricevendo una accoglienza oltre le aspettative. Gli amici che ho chiamato hanno aderito con entusiasmo, ognuno ha registrato come ha potuto, chi con un cellulare, chi nel suo studio privato, ma l’importante era esserci. Un passaparola che, inaspettato, è arrivato addirittura a un musicista del livello e della profondità umana di Paolo Fresu».
Una collaborazione nata dall’amicizia con il sedicenne cantautore Leo Meconi: «Era una canzone già bella chitarra e voce – spiega Leo –, in cui ho dato solo il mio piccolo contributo. Alla fine mi sembrava che potesse starci bene una tromba, e mi è venuto naturale proporla a Paolo Fresu, che conosco per via di Andrea, suo figlio, con cui ho il piacere di suonare».
Sì, proprio quel Paolo Fresu, la firma italiana nel jazz internazionale, con 400 dischi alle spalle, ma anche testimone di Amnesty International e ambasciatore Unesco per i giovani in Italia.
«Ho detto di sì – spiega Fresu – per due motivi. Il primo è perché in questo momento bisogna esserci. Ci sentiamo vicini a chi lavora in ospedale per la salute di tutti, rischiando la propria, e a chi ha avuto lutti e dolore, oppure ai drammi personali di tanti che non hanno più lavoro e non arrivano a fine settimana. Mettere la musica al servizio delle comunità sostenendo l’ospedale di Rimini è una ottima causa che ho fatto mia».
E il secondo motivo?
«Riconoscere un ruolo e sostenere i giovani che fanno musica. Conosco Leo Meconi, che suona con mio figlio Andrea e oramai fa parte della nostra grande famiglia, e ho conosciuto Lorenzo alla presentazione del disco di Leo alla Feltrinelli di Bologna l’anno scorso. Musica non è solo emozione e poesia ma anche condivisione; esserci significa riconoscere e sostenere la musica dei giovani, ancora di più in momenti come questo».
Lei è attualmente impegnato anche nella difesa dei lavoratori dello spettacolo.
«Posto che tutto il Paese è grande difficoltà, la nostra è la prima industria a essersi fermata e sarà l’ultima a ripartire. Una categoria che consta di mezzo milione di lavoratori, musicisti ma anche maestranze, fonici e via dicendo. Non ci sono solo i ricchi e famosi, i privilegiati, ma tanti lavoratori che rischiano di non farcela più. Per questo lancio un appello al governo perché venga riconosciuta e sostenuta anche questa categoria spesso dimenticata. Non è forse attraverso la musica che troviamo un sorriso e una emozione per affrontare le lunghe giornate reclusi nelle nostre case? E sarà anche attraverso l’arte che l’industria turistica e culturale potrà rialzarsi contribuendo alla rinascita del Paese».