La riminese Laura Catrani canta a Merano
Non tutta la vita musicale per fortuna si ferma, e dopo essersi esibita il 17 ottobre a Milano con l’ensemble Ars Electrica, unendo sonorità acustiche ed elettriche, antiche e moderne, da Schubert a Lou Reed, dal Rinascimento italiano al rock, Laura Catrani è nuovamente in scena il 29 ottobre al teatro Puccini di Merano, per un concerto che si avvale della scelta fatta dalla Provincia autonoma di Bolzano di non interrompere l’attività teatrale in conformità all’ultimo Dpcm.
Nell’ambito del festival “Sonora 703” organizzato dall’associazione Conductus, l’affermata soprano riminese accompagnerà il pubblico, insieme ad Antonio Ballista al pianoforte, in una sorprendente carrellata di composizioni cameristiche dedicate al tema del “Risentimento”, da Mozart ai giorni nostri.
Catrani, quali i motivi di questa serata?
«Il tema del risentimento è la cornice che racchiude l’intero cartellone del festival diretto da Marcello Fera. E dunque insieme ad Antonio Ballista abbiamo concepito un programma in cui questo tema appare, in maniera più o meno esplicita, in ogni brano. Ci sono alcuni pezzi celebri, come tre delle moltissime versioni di “Mi lagnerò tacendo” composte da Gioachino Rossini, e alcune pagine vocali da camera di Mozart, Schubert e Schumann. Ai brani vocali si alternano alcune pagine pianistiche di Chopin, Satie, Debussy, Copland, Tosti, oltre che tratte dallo stesso Rossini, ispirate anch’esse al tema del risentimento. Come sua abitudine Antonio Ballista arricchisce ogni brano, grazie alla sua dialettica illuminante e arguta, con racconti, aneddoti e osservazioni sapienti. Il concerto era già stato programmato nella primavera e ora è diventato l’appuntamento conclusivo della rassegna».
“Risentimenti” anche per quanto accade?
«Non è certo il risentimento il sentimento maggiore che provo in questo momento, anche perché si tratta, per me, di un sentimento del tutto privato. Sento invece una forte preoccupazione per ciò che sta accadendo in Italia e nel mondo, pensando soprattutto alle sofferenze che la nuova ondata della pandemia sta provocando e alle moltissime vittime di questi ultimi giorni. Sono invece rammaricata e delusa per la scarsa considerazione in cui vengono tenute l’arte e la cultura nel nostro Paese».
Tra i suoi vari appuntamenti annullati c’è anche il concerto del 13 novembre per la “Sagra musicale malatestiana” dedicato a due donne compositrici vissute nel cuore del Settecento: la clavicembalista Maria Teresa Agnesi, della quale si ricorda il trecentesimo anniversario della nascita, e la principessa Maria Antonia Walburga.
«Sono veramente dispiaciuta di non poter condividere con il pubblico di Rimini, insieme all’Ars Ensemble, la bellezza di questo repertorio così poco frequentato e recentemente riscoperto. Ma mi auguro di poterlo fare in futuro».
Si legge nella sua biografia che nel suo percorso artistico lei ha voluto sempre porre in evidenza la «fisicità di un corpo che canta, danza, respira e recita».
«Ho sempre concepito il corpo come uno strumento musicale che agisce sulla scena. Ed è questa l’idea di fondo che ispira anche il laboratorio “Il teatro della voce” che tengo ormai da tre anni al Conservatorio di Milano. Dove inoltre attiverò, dal prossimo mese di gennaio, un corso di Gyrokinesis, di cui sono trainer, che consente ai musicisti di approfondire la conoscenza del proprio corpo, del movimento e della respirazione, fattori indispensabili nel lavoro del musicista».
Quali progetti futuri?
«Darò voce a un progetto dedicato a Dante con le musiche composte per l’occasione da Fabrizio De Rossi Re, Matteo Franceschini e Alessandro Solbiati e i testi di Tiziano Scarpa».