Andrea Felli: un cd per il giorno della Passione

«Questo lavoro, in cui la musica è una seconda voce, diversa e parallela, stringe a sé i protagonisti della Scrittura, si distende attraverso i racconti dei due Testamenti, interpella le vite dei Santi, interroga i poemi epici e cosmologici della Grecia e di Roma dove “tutto è pieno di Dèi”».
Queste le parole del critico e storico d’arte Alessandro Giovanardi nel descrivere l’album Voce del Verbo che proprio oggi, Venerdì Santo, vede la sua uscita online, grazie alla scelta dei suoi due autori: Sabrina Foschini per i testi e la voce, e Andrea Felli per le musiche e la produzione.
Date le circostanze, al momento uscirà su tutte le piattaforme digitali, poi successivamente arriverà anche il disco fisico.
Felli, com’è nata l’idea di questo lavoro?
«Sono partito dall’intenzione, o meglio dalla “necessità”, di creare musiche originali ispirate dalle poesie di Sabrina, raccolte in Voce del Verbo, edito da Moretti&Vitali nel 2012 – racconta il musicista riminese –. Abbiamo già realizzato insieme performance in luoghi molto suggestivi come il lapidario del museo di Rimini o San Vitale a Ravenna, e penso che l’uscita del disco sia un punto di partenza, non di arrivo. Non appena sarà possibile, vorremmo proseguire con le esibizioni dal vivo, continuando a condividere il progetto con il pubblico».
“Voce del Verbo” descrive alcune figure dell’Antico e del Nuovo Testamento. A quali avete scelto di dare forma anche in musica?
«L’abilità di Sabrina consiste nell’aver colto la dimensione umana dei personaggi, conferendo loro una dimensione inedita, carnale. Quelli tratteggiati qui sono Michele, Adamo, Caino, Isacco, Giuditta, Gabriele, Giuseppe, Erode, Giovanni, L’adultera, Marta, Giuda e Maria (13 dei 40 ritratti del libro)».
In che modo sono nate quindi le sonorità?
«Mi sono ispirato alle sonorità dei dischi dell’Ocora Radio France, che amo ascoltare sin dall’adolescenza, così come alle risonanze “esotiche” e “remote”, che intercettavo attraverso una radio analogica satellitare. Quasi tutte le tracce recano sfumature mediorientali, sebbene per il brano dedicato a Gabriele mi sia lasciato influenzare dall’Annunciazione di Beato Angelico e quindi dalla musica del Quattrocento italiano, contaminandola con incursioni della world music. Per quest’ultimo pezzo, inoltre, ho voluto giocare con lettere del nome “Gabriele”. Nel sistema di notazione musicale anglosassone, le lettere “G, A, B, E, E” corrispondono a “sol la si mi mi”. Per i brani Giovanni e Maria – dove in realtà si parla del Cristo, il Verbo, mentre Giovanni è la Voce, secondo Sant’Agostino – ho usato una goccia d’acqua inserita nella composizione secondo la legge di Fibonacci (alle battute 1, 2, 3, 5, 8, 13…), che vuole essere anche un omaggio alle “corrispondenze” di Baudelaire».
Il disco vede poi la collaborazione di tanti musicisti di fama internazionale.
«L’intervento di questi musicisti è stato fondamentale e ci tengo a ricordarli tutti, insieme ai loro strumenti: Alberto Casadei con il suo prezioso violoncello del 1600, Pier Luigi Colonna al liuto, Gevorg Dabaghyan al duduk, Emanuela Di Cretico ai flauti dolci, Peppe Frana all’oud, Fabio Resta al ney, Raffaele Tiseo al violino e Kenji Takahashi allo shakuhachi. Kenji ha influenzato molto anche la realizzazione dell’album con un aneddoto che mi ha davvero ispirato: “Sin dalle prime lezioni, quando ero poco più di un bambino, il mio maestro mi diceva di immaginare nella mia mente il suono che avrei dovuto emettere con lo strumento e di suonare quel suono solo quando lo avessi meditato come compiuto e perfetto”».
A completare il tutto, una copertina che porta la firma di Simone Pellegrini.
«Sì, l’immagine di copertina è l’opera Vario diafano di Pellegrini, un artista che personalmente ho scoperto alla galleria Far di Rimini, e che Sabrina conosceva e stimava da tempo; ho pensato fosse perfetto per il nostro progetto, proprio per il suo stile simbolico e archetipico».
«Il libro era nato per immagini che mi erano suggerite dalle opere – aggiunge la poetessa e storica dell’arte Sabrina Foschini –. Nel rispetto di queste figure archetipiche, mi interessava renderle umane mettendo in risalto quei sentimenti che solitamente restano in disparte nella narrazione delle Sacre Scritture».
