Lite di confine a suon di libri tra sacerdoti di Savignano e Longiano svelata in una ricerca dei Filopatridi
Don Luigi Nardi e i contrasti con un “collega” consegnano, a distanza di due secoli, ricerche storiche e tre libri molto importanti. Ieri mattina, all’Accademia dei Filopatridi, si è svolta l’inaugurazione del 374° anno accademico e nell’occasione sono stati anche consegnati i diplomi ai nuovi entrati durante l’anno: Salvatore Giannella (accademico d’onore), i corrispondenti Riccardo Gasperoni di Longiano, Daniele Grosseto e Lorenzo Valenti di Rimini, Marco Magni di Cesena, Giuseppe Neri e Mauro Tosi di Savignano, Simonetta Nicolini di Santarcangelo, Roberta Paganelli di Forlì e Alberto Ridolfi di Meldola, e gli ordinari Enrico Angiolini di Lugo, Andrea Daltri di Cesena e Pier Angelo Fontana di Santarcangelo.
La sala era strapiena e i presenti hanno seguito con interesse la conferenza su un illustre accademico del passato: il canonico Luigi Nardi, nato nel 1777 e morto a Rimini nel 1837, raccontato dal presidente della Filopatridi, Edoardo Maurizio Turci, e dall’accademico Alfredo Sansone, dell’Università degli studi di Urbino. Al termine, è stata distribuita una monografia su Nardi, curata da Turci ed edita da “Il Ponte Vecchio” di Cesena.
«Il canonico Luigi Nardi era un umanista erudito - ha detto Turci - e fu una figura di grande rilevanza nel panorama culturale del suo tempo. Portò lui alla Filopatridi Giosuè Carducci. Fu un sapiente letterato e sacerdote zelante, ma anche filologo linguista, storico, archeologo, esperto di diritto canonico, oltre che bibliotecario alla “Gambalunga” di Rimini. Una trentina i suoi scritti editi, tra i quali risalta la “Cronotassi dei vescovi riminesi”, preceduta dalla “Difesa del titolo della chiesa cattedrale di Rimini”. Scrisse inoltre dei suoi luoghi d’origine con il “Dei Compiti, feste e giuochi Compitali” (1827), opera nata della tendenza del classicismo romagnolo a ricercare nel passato le radici. Era un antimodernista; per lui il progresso corrompeva le nozioni fondamentali di verità e giustizia, portando a una società caratterizzata da una profonda miseria morale e materiale».
L’opera “Dei Compiti, feste e giuochi Compitali” è stata una pietra miliare per la storia di Savignano, ma fu anche l’elemento che scatenò un dissidio, che portò a pubblicare un altro importante libro, stavolta di sponda longianese. La causa fu una vera e propria querelle tra don Luigi Nardi e il suo “confinante” don Giovanni Turchi, parroco di Balignano di Longiano. Il prelato longianese, a distanza di due anni (1829), diede infatti alle stampe il libro intitolato “Memorie istoriche di Longiano”, contestando il “collega” già dalla prefazione: «Mi sovvenne aver anch’io delle notizia di Longiano e suo distretto e sulle compitali cose, confrontate con le mie notizie, appresi la scarsezza di quelle». Poi aggiunse: «Avrei amato che dall’autore si fosse indicato più chiaramente a qual corte apparteneva il terreno, ov’era posta la pieve di San Pietro territorio di Longiano». Ma Nardi, in quello stesso anno, replicò con il nuovo libro “Schiarimenti sull’antico Compito Savignanese”, ribadendo quanto affermato.