Offese razziste alla partita di basket, il sindaco di Santarcangelo: “Facciamo rigiocare la partita e incontrare le due ragazze”

Santarcangelo
  • 05 febbraio 2025

“Facciamo rigiocare la partita”. È la proposta del sindaco di Santarcangelo Filippo Sacchetti dopo gli insulti razzisti che hanno caratterizzato la gara di basket femminile Under 19 tra Happy Basket Rimini e Nuova Virtus Cesena.

“Come sindaco di una comunità come Santarcangelo - scrive Sacchetti - e giocatore di Baskin, lo sport per natura più inclusivo che esista, voglio esprimere innanzitutto grande solidarietà alla ragazzina vittima l’altra sera alla palestra Carim di un vergognoso insulto razzista. Un episodio che oltre a provocarmi un fortissimo sdegno mi fa anche e soprattutto interrogare sulla deriva che sta prendendo la società, sul nostro ruolo e sul possibile raggio d’azione delle istituzioni.

Come Comune promuoviamo e sosteniamo da sempre progetti e iniziative finalizzate al rispetto e all’inclusione a ogni livello, in primis con e nelle scuole già dalla Primaria, ma guardandomi intorno mi verrebbe da dire che servirebbero forse Corsi di Educazione per adulti e genitori. Sempre più spesso e a ogni livello, gli spalti degli eventi sportivi si trasformano purtroppo in teatri di insulti, offese gratuite a giocatrici e giocatori avversari (anche propri in tanti casi) e purtroppo razzismo che sfocia a volte addirittura in risse in campo e fuori.

Gli esempi sono tanti, l’ultimo che mi viene in mente ad alti livelli, è quello di Vlahovic preso di mira dai tifosi della Fiorentina con frasi discriminatorie che hanno portato l’arbitro Mariani a sospendere il gioco per due minuti. Anche l’altra sera alla Carim, dopo l’accaduto e l’espulsione da regolamento della vittima che sentendosi chiamare “scimmia” ha scavalcato gli spalti per chiedere conto direttamente alla donna che le inveiva contro, la partita è ripresa e si conclusa. Purtroppo. L’interrogarmi mi porta infatti anche a suggerire questo: mi piacerebbe che il giudice sportivo non omologasse il risultato (cosa questa già avvenuta, ndr) e facesse ripetere la gara per mandare un segnale forte, consentisse a questa giovanissima che ha sbagliato appunto a termini di regolamento ma ha fatto benissimo a non subire inerme tale vergogna, di concludere il match insieme alle sue compagne e alle avversarie.

Il pensiero deve andare infatti a tutte le ragazze sul parquet, perché sono state tutte vittime del comportamento di quella persona che definire tifosa è un’offesa per chi sostiene i valori dello sport. Lo sport è per natura la principale forma di inclusione, io pratico come detto il Baskin che ne è la forma di massima esaltazione e tocco con mano ogni giorno come i ragazzini fin da subito e meglio dei genitori non facciano distinzioni di alcun genere fra compagni di squadra e rivali. Per loro è naturale essere tutti uguali e amici. Le istituzioni, le scuole, le parrocchie, le famiglie dovrebbero accompagnarli tutti insieme in questo percorso di rispetto. In ogni momento della vita.

Voglio chiudere quindi con un ulteriore auspicio, visto che non è giusto che le colpe dei genitori ricadano sui figli, la messa in campo di una sorta di “giustizia riparatrice” fatta in casa: sarebbe opportuno che le due ragazze, sia quella che ha subito il vergognoso attacco sia l’avversaria figlia della donna che lo ha pronunciato, si incontrassero e abbracciassero per insegnare agli adulti cosa significano veramente le parole rispetto e inclusione”.

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