Le “Stazioni Lunari” della musica ruotano intorno a Mercedes Sosa
Dagli esordi come cantante dei Csi (Consorzio Suonatori Indipendenti), al suo ultimo lavoro di rilettura dell’opera della “cantora” argentina Mercedes Sosa – “La rubia canta la negra” –, Ginevra Di Marco rappresenta un punto di riferimento solido del mondo culturale e musicale indipendente italiano.
Dopo le esperienze con i Csi Ginevra ha viaggiato, incrociato volti, suoni, memorie, ha approfondito tematiche sociali importanti che oggi sono il nodo cruciale del nostro vivere: lavoro, emigrazione, corruzione, condizione della donna, sostenibilità ambientale.
A Santarcangelo presenterà il frutto di questo intenso viaggiare, a partire dai brani di “La rubia canta la negra”, fino ai brani più noti del suo repertorio e di quello degli autori italiani di riferimento, accompagnata da Francesco Magnelli (piano, magnellophoni) e Andrea Salvadori (chitarre, tzouras)
In quali brani o con che autrici si è più immedesimata?
«Ai singoli brani o ai miti intoccabili ho sempre preferito belle figure femminili a cui ispirarmi. Mercedes Sosa e Violeta Parra lo sono, ma anche l’astrofisica Margherita Hack, con la quale ho avuto l’onore di lavorare per uno spettacolo. Cerco di coniugare l’aspetto musicale con il valore culturale, sociale e civico che queste donne di grande spessore rappresentano, anche per le giovani generazioni».
Lei è madre di quattro figli, come riesce a coniugare la musica e la famiglia?
«Ci vuole organizzazione spicciola e pratica, come sto facendo ora, che parlo con lei e intanto spingo il carrello della spesa. Artisticamente ho fatto una scelta indipendente; scelgo dove, come e quanto tempo dedicare alla musica, senza affidarmi ad agenzie. È più difficile ma la libertà non ha prezzo. Per me è fondamentale coniugare i miei figli, la famiglia, con la carriera, senza che uno invada l’altro. I figli si abituano a piccole assenze e la famiglia mi dà una mano, è una dimensione corale che mi rende felice».
Il suo è un viaggio musicale in culture e stili in giro per il mondo: cosa si è portata a casa?
«La crescita culturale di conoscere “altre” musiche che non rispondono a logiche di mercato ma esistono per raccontare modi di essere e di sentire, stili di vita e regole sociali che hanno solo da insegnarci. Dal punto di vista commerciale la nostra è una follia, ma come donna e artista è ciò che mi rende felice. Devo ringraziare i miei compagni di viaggio, Francesco ed Andrea, con cui condivido questo percorso. Il pubblico lo capisce ed è sempre più affettuoso, vengono a vedermi perché c’è Ginevra, a prescindere dal singolo o dal disco del momento».
Dai Csi a Mercedes Sosa, cosa lega il suo percorso umano e artistico?
«L’indipendenza artistica, fare ciò in cui credo. Una volta finita quell’esperienza con i Csi mi sono interessata ad altri mondi musicali, come quelli popolari, che non erano nel mio background iniziale. Con quelli ho nutrito me stessa e altri progetti».
In Romagna ha suonato spesso, che ricordi ha?
«Tanti bei concerti con i Csi. La Romagna è una terra molto ricettiva che ci ha amato molto ed è sempre attenta e aperta a proposte culturali, anche di nicchia. I Csi hanno lasciato da voi un segno fortissimo, ma anche con i nuovi progetti percepisco ancora attenzione, curiosità, affetto».
Info: oradariaweb@gmail.com