San Mauro, stuprata a 16 anni, resta incinta e tiene il bimbo: diventa Miss Mamma e poi simbolo europeo anti-violenza
Quando aveva 16 anni fu stuprata in Senegal e arrivò in Italia con in grembo un piccolo concepito durante quell’aggressione. Oggi Semou Diagne ha 34 anni, ha preso la cittadinanza italiana, vive ad Ancona, lavora come barista, sta studiando Scienze infermieristiche, col sogno di potere diventare infermiera e in quel modo aiutare il prossimo. Cosa che già fa, come volontaria del 118 e stando vicino alle vittime delle violenze che lei ha vissuto sulla sua pelle. Il bimbo che decise di tenere è quasi maggiorenne e ieri lei è stata una delle protagoniste dell’evento l’evento “I mille volti della violenza di genere”, in occasione della Giornata per l’eliminazione di questa piaga. Prima di essere ospite della trasmissione Forum su Canale 5, all’Europa Experience-David Sassoli in piazza Venezia, a Roma, ha commosso tutti raccontando la sua storia nel corso dell’iniziativa organizzata in collaborazione col Parlamento Europeo in Italia, moderata da Metis Di Meo. Studenti, giornalisti, associazioni di volontariato, politici, esperti e testimoni, dopo l’apertura dei lavori con un videomessaggio da Bruxelles di Pina Picierno e da Antonella Sperna, vicepresidenti del Parlamento europeo, e dell’europarlamentare Giusi Princi, e dopo i saluti di Carlo Corazza, direttore dell’ufficio del Parlamento Europeo in Italia, hanno ascoltato, assieme a un folto pubblico, questa donna coraggiosa.
L’evento è stato anche trasmesso in streaming sul canale Youtube del Parlamento Europeo in Italia e tra i vari interventi c’è stato quello del sammaurese Paolo Teti, ideatore del concorso di Miss Mamma Italiana, giunto alla 32a edizione, dopo che lo scorso settembre si è tenuta a Bellaria l’edizione numero 31, vinta proprio da Semou Diagne. Teti, parlando in collegamento a distanza, ha quindi fatto da ponte con la donna originaria del Senegal, dimostrando che sfilare in un concorso di bellezza e simpatia, come quello che ha ideato, non è necessariamente un’esperienza da bollare come superficiale, ma può fare emergere storie di vita intense e trasmettere messaggi preziosi. Teti, prendendo la parola, ha tra l’altro sottolineato con amarezza e riprovazione «la vergognosa ignoranza dei soliti leoni da tastiera, che sui social hanno inveito contro la vittoria di Semou sui social». Spiega che «orfana di padre, è arrivata a Perugia, raggiungendo la madre che era già in Italia, dopo essere rimasta incinta del suo violentatore, ma ha deciso di tenere il figlio e l’amore di chi l’ha circondata l’hanno aiutata a crescere il suo bambino nel modo migliore, nonostante le comprensibili difficoltà».
Quando la donna abusata ha preso la parola, raccontando come riferì alla mamma la violenza subìta, tante persone sono scoppiate in lacrime e l’hanno abbracciata. Ed esaurito il tempo a sua disposizione, con ancora tante cose da condividere, ha allacciato contatti con tanti dei presenti, che le hanno voluto esprimere il loro apprezzamento, anche per il suo doloroso ma utilissimo ruolo di testimone della brutalità delle violenze contro le donne.