San Mauro Pascoli, altro trimestre in rosso per il calzaturiero: la crisi si consolida

Se non siamo davanti alla più grave crisi del secondo dopoguerra poco ci manca. Il settore tinteggiato di fosche nubi è quello della calzatura di San Mauro Pascoli alle prese con un tunnel di cui si fatica a vedere la luce d’uscita. Se il primo trimestre di quest’anno si era aperto con un crollo di un quarto delle esportazioni (-24,6%, fonte Intesa San Paolo), il secondo è proseguito sulla falsariga del precedente e il primo semestre si è chiuso con un -21,3%, secondo i dati di Assocalzaturifici. L’associazione ha scattato questa fotografia in occasione del Micam a Milano, la fiera più importante del settore che oggi chiude i battenti.

La “crisi sammaurese” si inserisce nel complesso momento che sta vivendo il settore moda nel suo insieme attestato da una flessione del fatturato nazionale del -9,1%, accompagnata da quella dell’export sia in valore (-8,4%) che in quantità (-6,8%). Questo in ambito nazionale. Da cui non si discosta il quadro della nostra regione che ha registrato, nei primi sei mesi dell’anno, una vera e propria esplosione delle ore di cassa integrazione nella prima metà dell’anno con un incremento del +597,1% rispetto allo stesso periodo del 2023: sono state autorizzate 830mila ore, un numero superiore del +222% anche rispetto alla situazione pre-Covid dei primi 6 mesi del 2019.

Come sottolinea Giovanna Ceolini, presidente di Assocalzaturifici, è il congiungersi di diverse crisi a fare da detonatore di questa situazione: «Ci troviamo di fronte al sommarsi di tante situazioni negative: la debolezza della domanda, frenata da una minor propensione all’acquisto da parte dei consumatori; il rallentamento di diverse economie (non solo quella cinese); l’incertezza legata alle turbolenze geopolitiche in diverse aree del pianeta. Tutto questo ha fortemente penalizzato gli ordinativi, non risparmiando neppure il lusso. La congiuntura negativa sta avendo forti ripercussioni sui ritmi produttivi delle aziende, che hanno amplificato il ricorso alla cassa integrazione. Crescono inoltre i saldi negativi nel numero di addetti ed imprese attive rispetto allo scorso dicembre».

Gli effetti negativi si registrano soprattutto sul mercato estero, «da sempre il traino del comparto, visto che viene venduto fuori dai confini nazionali l’85% delle paia prodotte in Italia. A seguito della contrazione delle vendite estere (-8,5%), il saldo commerciale settoriale, pur in attivo per 2,34 miliardi di euro, denota un calo del -4,7%, malgrado il ridimensionamento delle importazioni (-11,6%)». Nel contesto delle destinazioni del prodotto regionale, tiene il mercato tedesco (+2,8%), cresce quello spagnolo (+7,6%), stabile rimane quello americano (+0,9%), mentre crolla quello francese (-6,3%).

Riguardo le previsioni entro la fine dell’anno il sentiment degli operatori rimane negativo tanto che «per l’intero anno, tre imprenditori su quattro ritengono che il 2024 per la propria azienda sarà peggiore dell’anno precedente», spiega in una nota Assocalzaturifici.

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