San Marino vuole introdurre un’imposta sui redditi milionari dei “Paperoni”

San Marino

Un’imposta sul patrimonio dei paperoni del Titano. La proposta viene dalla Confederazione sammarinese del lavoro esasperata da quelle che bolla come le solite «frasi di circostanza del Governo» nell’accertamento dei redditi reali. «Peraltro - commenta il segretario generale Enzo Merlini - viene ipotizzata l’introduzione del “concordato preventivo annuale” per le piccole imprese, ossia il ritorno al sistema forfetario che pareva seppellito per sempre». Un’idea che viene liquidata dalla sigla sindacale «come una contraddizione in termini, limitandosi a qualche aggiustamento, rispetto all’obiettivo: l’ipotesi della riforma fiscale». La lettura del sindacato, che peraltro si augura di sbagliare, è che con queste premesse «pagherebbero di più solo chi il suo dovere lo fa già, come i lavoratori dipendenti ed i pensionati».

«Fare giustizia»

Ammesso e non concesso che si vada nella direzione del potenziamento dei controlli stanando redditi nascosti, «rimane il tema del cosa si può mettere in atto per fare giustizia rispetto a decenni di lassismo», a fronte «di un debito pubblico enorme e dell’assenza di investimenti pubblici nei settori strategici». Per limitare gli effetti nefasti, Csdl punta «sullo sviluppo economico, ma anche sul chiedere conto a chi ne ha approfittato».

La proposta

La presenza di patrimoni enormi, a fronte «di dichiarazioni dei redditi imbarazzanti», convince Merlini a proporre «l’introduzione di un’imposta sui patrimoni plurimilionari improntata all’equità». E Merlini torna a puntare il dito sulle ragioni della recente proliferazione di società immobiliari, ovvero, con ogni probabilità «quella di non pagare neanche le poche imposte cui non si è riusciti a sfuggire finora». Ecco perché, secondo la Confederazione, risulta ancora attuale la proposta rivolta, nel 2018, dalla Centrale sindacale unitaria al Governo: escludere gli investimenti dalla base imponibile e salvaguardare chi fa il proprio dovere, «compresi gli imprenditori che pagano fino all’ultimo centesimo». Una soluzione, rilanciano dalla Confederazione, che non garantirebbe solo equità, ma anche risorse per gli investimenti e per uno stato sociale «che sarà sempre più costoso, visto il progressivo invecchiamento della popolazione».

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