San Marino, Marinozzi si dimette dal dipartimento: “Mi sentivo con le mani legate”

San Marino

Dal settore cimiteriale allo stato di famiglia le riforme non decollano. Dopo tre mesi Marialaura Marinozzi lascia la direzione del dipartimento Affari istituzionali e Giustizia e torna al suo ruolo di dirigente dello Stato civile.

Tra le divergenze su cui non è stata trovata la quadra spiccano l’urgenza per risolvere il nodo dei cimiteri, ora che l’ultimo loculo del cimitero di Serravalle è stato assegnato, ma anche la riforma in materia di cittadinanza, tanto per origine che per naturalizzazione, e del diritto di famiglia dove erano finite, tra l’altro, sotto la lente le norme sull’adozione. Nel mirino di Marinozzi anche l’organizzazione dei dipartimenti in modo sinergico per evitare corto circuiti e la riforma dello Stato civile oltre a quella elettorale da mettere a terra grazie all’intervento di esperti a livello internazionale. Emersa infine la necessità che l’Avvocatura dello Stato assicurasse una visione aggiornata sui fascicoli aperti sia ai segretari di Stato che al Congresso

Marinozzi, perché ha fatto un passo indietro a tre mesi dalla nomina?

«Mi sentivo con le mani legate. L’immagine rende l’idea. Credevo che in un Paese piccolo, molto affezionato alle tradizioni e difficile da convincere al cambiamento, come San Marino, l’imminente accordo di associazione all’Unione europea, che richiede di adeguarsi a una serie di standard, in teoria si rivelasse una spinta propulsiva per arrivare alla svolta. Speravo in questo cambio di passo, quindi, anche alla luce delle tante riforme da varare, com’è noto, per allinearsi con l’Europa».

Che tipo di riforme aveva in mente?

«Riforme che andavano fatte da tempo e, per così dire, “a prescindere”, nei più disparati ambiti come quello elettorale o del diritto di famiglia. Non volevo, per intenderci, stravolgere un intero sistema né richiamare i massimi sistemi ma poi...».

Ma poi?

«Tutto si è arenato per le logiche politiche, partitiche nonché di spartizione che esistono a San Marino, come d’altronde in Italia. Anzi come se ne vedono dappertutto. Non sono né Giovanna D’Arco né Santa Maria Goretti, ci tengo a precisarlo, ma una persona pragmatica e basica. È ovvio, quindi, che ogni governo in qualunque parte del mondo studi le strategie più calzanti per mettere le persone di sua fiducia nei luoghi chiave, ma per farlo, almeno secondo me “est modus in rebus” (traducendo dal latino: esiste una misura nelle cose, ndr), non c’è un’unica strada da percorrere. Al contrario, mi sono presto resa conto che non riuscivo a fare passare e a far seguire un modo di procedere, a mio avviso, deontologicamente corretto oltre che più adeguato e utile anche da un punto di visto meramente pratico e organizzativo».

Tradotto?

«Se anche esiste un precedente sbagliato non va perseguito a oltranza, perché come dicevano gli antichi “Perseverare diabolicum” (“perseverare è diabolico”, ndr). Torno dunque al mio precedente incarico, fermo restando che per me è stato un grande onore pensare, anche se per poco, di poter essere utile nel mio piccolo al mio Paese».

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