San Marino, il segretario di Stato: “I lupi ormai sono troppi, se succede qualcosa a un bambino, per me la caccia è aperta dal minuto dopo”
«Se succede qualcosa a un bambino, per me la caccia è aperta dal minuto dopo». Emergenza lupi, il segretario di Stato Pedini Amati dice la sua: «A San Marino numeri non più sostenibili».
Dalla Valmarecchia al Titano fino alle Marche, la presenza sempre più massiccia di predatori che gravitano attorno alle zone abitate è un dato di fatto. L’allarme era montato nei giorni scorsi dal sindaco di San Leo, Leonardo Bindi, dopo l’ennesima predazione a scapito di un sistema agropastorale già in affanno, in cui sempre più operatori sono costretti a gettare la spugna. Era seguita la discesa in campo degli amministratori della Valmarecchia pronti a chiedere, in punta di diritto, un cambio di passo. Perché il lupo, lo ricordiamo, è una specie protetta dagli anni Novanta. Spina nel fianco, oltre alla perdita di bestiame e risparmi di una vita, è la mole di burocrazia necessaria in Italia per compilare le domande di rimborso, a fronte di cifre irrisorie che arrivano solo dopo anni.
Predatori come vicini di casa
Ma la richiesta di una gestione diversa tocca anche San Marino. «Inutile continuare a fare finta di non vedere – esordisce il segretario di Stato per il Turismo, Federico Pedini Amati -. La presenza del lupo deve essere gestita, come ogni altra specie selvatica, e cioè monitorata per numero di esemplari in un territorio». Cosa che a San Marino, non la manda a dire, «non viene fatta adeguatamente. Occorre un censimento reale e poi un prelievo per limitarne o gestirne la presenza. Non avendo predatori in natura a contrastarli, sono aumentati in modo esponenziale a fronte di una vita media di dieci anni».
I lupi hanno aggredito un bimbo in un parco alle porte di Roma, all’incirca un mese fa. «Se succedesse qui, la caccia scatterebbe un minuto dopo, costi quel che costi. Ma non bisogna aspettare che succeda qualcosa di grave» ammonisce il segretario di Stato che conosce bene le zone di cui parla perché è un cacciatore. «Cammino spesso in mezzo alla natura e non vedo più un capriolo: una specie che è stata sterminata dai lupi. Quanto ai cinghiali ne è rimasta la metà. A San Marino siamo arrivati a un numero di lupi non più sostenibile rispetto a quattro anni fa. Ormai si spingono fino alle abitazioni – tira le fila -: ne ho visti due alla rotonda della stazione e quattro al cimitero di Montalbo, mentre un giorno a caccia me se ne sono ritrovati un paio a dieci metri».
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