San Marino, il calciatore e il secondogenito nato in casa: “Mi sembrava di stare in un film d’altri tempi”

San Marino

Travaglio lampo per la moglie del calciatore del Cosmos Danilo Ezequiel Rinaldi. Ha partorito in casa facendosi aiutare al telefono da un’ostetrica dell’ospedale. Il secondogenito della coppia, Teo, due chili e 950 di felicità, ha visto la luce martedì scorso in modo rocambolesco.

«L’ambulanza è arrivata in sette minuti ma mi sono sembrate due ore», confessa ora il 38enne Rinaldi, campione argentino naturalizzato sammarinese passato di recente al Cosmos dopo aver militato 12 anni nella Fiorita. Per la coppia è la seconda coccarda azzurra, dopo la nascita di Vito che a sette anni dimostra già «spiccate doti calcistiche». Di questo passo c’è tempo «per mettere su una squadra di calcio», scherza l’attaccante che a San Marino ha disputato 313 partite segnando 96 reti.

Tutto è cominciato quando la moglie, la 35enne Magali Vivas ha avvertito le prime contrazioni. Mancava una decina di minuti a mezzogiorno e la valigia era già in auto ma Rinaldi è stato uno dei pochi papà «a riportarla a casa senza averla disfatta». La consorte è in bagno, per sistemarsi prima del controllo medico, quando le si rompono le acque. Un imprevisto che non lascia dubbi: la corsa in ospedale sarebbe inutile.

Nonostante il turbinio di emozioni, i due coniugi mantengono la calma dividendosi i compiti. Magali compone il numero dell’Iss (Istituto sicurezza sociale) dove la mettono in contatto con l’ostetrica Gessica Sozzi. Il marito, invece, allerta l’ambulanza. «In certi momenti - sdrammatizza ancora il due volte papà - sembrava di stare in un film, una di quelle pellicole in bianco e nero dove mandano i giovani a far bollire l’acqua e prendere gli asciugamani mentre la protagonista partorisce». Un dettaglio, quest’ultimo, a cui ha provveduto in prima persona.

I sanitari sono arrivati appena in tempo per monitorare le ultime due spinte prima del lieto fine. «Guarda il tuo bimbo», ha detto un’infermiera a Magali che si era appena distesa sul letto, ancora provata ma al settimo cielo.

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