Gabriele Vitali: «La mia battaglia per abolire l’obbligo di rinuncia alla cittadinanza d’origine»
Uno dei volti nuovi della campagna elettorale. Gabriele Vitali, 60 anni, riminese di origine, da anni residente a San Marino, candidato nella lista Movimento Rete.
Perchè ha deciso di scendere in campo?
«In realtà da quando sto a San Marino ho sempre fatto la politica dal basso, ad esempio come rappresentante nelle scuole, poi ho fatto passare tramite un’istanza d’Arengo una legge per valorizzare i bambini ad alto potenziale e quando ho maturato i requisiti per la cittadinanza ho deciso di dare una mano ad amici, quelli del Movimento Rete. Durante il Covid sono entrato in contatto con Roberto Ciavatta, il Segretario alla Sanità e abbiamo potuto confrontarci su un progetto dedicato ai lungodegenti»
Il cavallo di battaglia della sua campagna elettorale?
«La mia battaglia principale per cui sono in sceso in campo è l’abolizione dell’obbligo di rinuncia alla cittadinanza di origine che attualmente regolamenta la condizione di quelli come me, diventati sammarinesi che entro 5 anni devono rinunciare all’altra nazionalità. La prossima legislatura dovrà legiferare per abolirla come è stato già indicato dall’approvazione di una recentissima istanza d’arengo, ma ci sono ancora resistenze. Per fare un esempio mia moglie sposandomi è diventata italiana per sempre e avrà il doppio passaporto per sempre, io invece adesso devo rinunciare alla mia italianità. Non c’è reciprocità e ci sono un sacco di incongruenze, ad esempio con il comportamento che San Marino tiene con gli argentini, che avrebbero anche loro l’obbligo di rinuncia, ma siccome il loro ordinamento non lo prevede, allora ottengono il doppio passaporto e con esso il diritto di voto».
A proposito di residenze, tiene banco il tema delle residenze fiscali agevolate a sportivi e vip.
«Il Movimento Rete è contrario questo genere di espedienti che hanno il fiato corto, anche le residenze non domiciliate. Ma siamo anche per il rispetto delle norme, quindi ci uniformiamo, ma per principio siamo contrari a queste opacità di scelte. Le residenze per i pensionati, come avveniva prima in Portogallo, hanno già avuto effetto sul mercato immobiliare, si fa difficoltà a trovare case in affitto. Allargare la possibilità di risiedere, un po’ droga il mercato immobiliare. In più con l’entrata in vigore del Trattato di associazione all’Unione europea è molto probabile che ci si debba far carico di un’ulteriore quota di residenti, per il principio della libera circolazione delle persone, che andrà ad appesantire il quadro».
In Italia lei ha fatto politica per così dire “nell’ombra”, lavorando alla campagna per il sindaco di Rimini Andrea Gnassi, quindi per il Pd. A San Marino però non si è schierato con lo stesso partito di riferimento...
«è improprio fare un parallelo tra i partiti sammarinesi e quelli italiani. Rete è sicuramente un movimento progressista, le battaglie che portiamo avanti sono più di sinistra e portate avanti da persone che non hanno macchie o ombre o sospetti di collusione con vecchi personaggi della politica sammarinese in cui l’aspetto personale talvolta sorpassa quello ideale. Io mi sento libero, non ho parenti o amici da sistemare».
Parliamo di sanità. Lei, suo malgrado, è diventato un personaggio simbolo durante il Covid con l’isolamento record di più di 80 giorni. Come giudica il sistema sanitario sammarinese?
«Da utente ne do un giudizio tutto sommato positivo, ma non bisogna nascondere che restano da risolvere delle criticità. Le prestazioni fondamentali sono garantite e i tempi di attesa, per uno che viene dall’Italia, molto più che accettabili. è un sistema universalistico, una grande conquista della sinistra dei decenni scorsi. Osservo che, in generale, i sammarinesi quando si parla di servizi sociali sono ben abituati. Anche nella scuola, ad esempio: qua una classe di 20 studenti è considerata al limite del sovraffollamento e pensi che non hanno neppure il problema degli extracomunitari da integrare».
Alleanze per un futuro Governo?
«Abbiamo una vocazione particolare, nasciamo per esercitare un funzione di controllo nei confronti delle tante malefatte più o meno visibili, siamo un movimento antagonista e di controllo. Tuttavia abbiamo avuto un’esperienza di governo nell’ultima legislatura e questo ci è servito per dare una sgrossata a certi estri giovanili di puro antagonismo. Abbiamo capito come funzionano alcune cose, l’arte della mediazione e della sintesi tra istanze diverse. Tuttavia siamo stati tra i pochi a mettere una preclusione nei confronti della Dc nelle condizioni politiche attuali. Ci sono le condizioni per un’alleanza di sinistra. Le scelte dipendono da chi si avvicinerà al nostro programma, che è un programma di sinistra vero».