Le proprietà del latte, le controindicazioni e i tanti miti sui suoi effetti

Salute & Benessere
  • 14 giugno 2024

Si è già detto e scritto moltissimo sulle proprietà nutrizionali del latte, bevanda al tempo stesso apprezzata e temuta rispettivamente da chi ritiene che apporti importanti benefici nutrizionali al nostro corpo e da chi invece pensa che possa essere causa di gravi problemi di salute. Per saperne di più su questo alimento così discusso, ne parliamo con il dottor Paolo Lasagna, biologo nutrizionista attivo a Cervia, Ravenna e Cesena, esperto nello studio della nutrigenetica e nutrigenomica.

Dottore, quali sono i pro che mettono in evidenza i sostenitori del latte?

«I “sostenitori” del latte ne esaltano le sue proprietà idratanti, il suo contenuto di calcio e vitamina D, micronutrienti essenziali per la buona salute delle ossa e dei denti: Inoltre, il contenuto di vitamina B2 (riboflavina) che ha un ruolo fondamentale nella sintesi di tutti i processi energetici e il contenuto di vitamina A, importante per la sua azione antiossidante, per il benessere e la bellezza dei capelli, della pelle e di altri tessuti. Se ne apprezzano anche i benefici per la vista, per il mantenimento in buona salute del sistema immunitario e per la crescita e la differenziazione dei tessuti. Sembra essere anche un’importante fonte di vitamina B12, coinvolta nel buon funzionamento del sistema neurologico e nervoso e nella formazione dei globuli rossi. Ricco di proteine (per l’80% caseina, accusata di dare dipendenza psicologica e di favorire l’insorgenza del cancro alla prostata e per il 20% lattoalbumina), zuccheri e grassi di origine animale contiene principalmente come carboidrato il lattosio, importante per il corretto sviluppo del tessuto nervoso nei primi mesi di vita. Svolgerebbe anche azione protettiva contro il tumore al colon apportando benefici per la salute cardiovascolare».

Chi invece ritiene che il latte possa essere dannoso alla nostra salute, quali motivazioni arreca?

«Prima di tutto, che contiene pochissimo ferro (0,2 mg./100 ml.) e che rappresenterebbe un fattore di rischio per l’insorgenza del diabete di tipo 2 e che conterrebbe una sostanza che distrugge le cellule pancreatiche produttrici di insulina. Poi, che inibisce l’assorbimento del ferro da parte di altri cibi, che può provocare perdite di sangue intestinale riducendo i depositi di ferro nell’organismo. E ancora, che circa il 70% della popolazione mondiale è intollerante al lattosio, che è privo di fibra, non c’è correlazione tra consumo di latte e riduzione del rischio di fratture osteoporotiche, che contiene molti grassi saturi e colesterolo che favoriscono l’insorgenza dell’aterosclerosi e infine che è responsabile dell’insorgenza di molte forme allergiche».

Lei che cosa ne pensa?

«Non entrerò nel merito di queste discussioni già molte volte trattate, per analizzare invece quali possano essere le proprietà epigenetiche di questa bevanda, come cioè il latte possa, naturalmente, non manipolare o modificare la nostra struttura genetica ma sia in grado di “modulare” l’espressione di alcuni geni del nostro DNA. Per procedere in questo discorso è però fondamentale capire prima di tutto cosa è un miRNA. Iniziamo intanto con la considerazione che le informazioni “scritte” nella sequenza dei geni che costituiscono il nostro DNA sono soprattutto destinate a permettere la formazione delle proteine che regolano ogni aspetto del funzionamento del nostro corpo attraverso i due processi di trascrizione e di traduzione. La trascrizione consiste in un passaggio dell’informazione scritta su un filamento del DNA che si trova nel nucleo di ogni cellula all’esterno del nucleo stesso attraverso un filamento di mRNA (RNA messaggero) che porta quindi questa informazione a dei corpuscoli cellulari esterni al nucleo, i ribosomi, dove avviene la sintesi delle proteine. Ecco, un miRNA è un filamento di RNA che, sostituendosi al RNA messaggero, impedisce il passaggio dell’informazione scritta nel DNA dal nucleo al ribosoma, impedendo così la sintesi di una certa proteina e modulando quindi l’espressione di alcuni geni del DNA».

E nel caso del latte, che cosa accade?

«Considerato che la composizione in miRNA del latte vaccino dipende dall’alimentazione che ha seguito l’animale e dal contesto in cui ha vissuto, si è comunque accertato che contiene i miRNA indicati con le sigle 148a, 152, 29b e 21 che, inibendo un determinato enzima (DNA metil transferasi), renderebbe più “accessibile” certi tratti del DNA permettendo quindi la lettura di geni che possono indurre condizioni patologiche e non fisiologiche. I miRNA del latte attiverebbero i geni responsabili del morbo di Alzheimer e del Parkinson determinando la perdita di neuroni dopaminergici ma, in particolare, i miRNA 148a e il 21 sembra inneschino l’attività del gene FTO, che nel bambino favorisce lo sviluppo e l’accrescimento, mentre nell’adulto genera iperfagia e favorisce l’accumulo di massa grassa e nelle donne adolescenti, la precoce comparsa del menarca che può aumentare il rischio di diabete di tipo II. Questa bevanda sembra quindi che possa favorire una predisposizione genetica al sovrappeso e all’obesità, ma la buona notizia è che un processo di filtrazione selettiva, facilmente realizzabile dal punto di vista tecnico, ma che farebbe aumentare il costo di lavorazione del prodotto, potrebbe diminuire la concentrazione dei miRNA 21 riducendo il potenziale adipogenetico del latte. La stessa valutazione riguarda il miRNA29b con conseguente riduzione del rischio di insorgenza di diabete e il miRNA 148a coinvolto nell’aumento del rischio di mortalità per tumore alla prostata».

Quindi ci sta dicendo che non dovremmo bere latte?

«Ritengo che il giusto approccio nei riguardi di questa bevanda, in attesa che in commercio si trovino dei latti filtrati privi dei miRNA di cui si è scritto, sia non togliere completamente il latte dalla nostra alimentazione, ma consumarlo sempre in modica quantità (circa 125 ml per tre assunzioni al giorno) ovviamente in assenza di patologie che lo rendano controindicato. E infine, si possono consumare kefir e yogurt, poiché la quantità di miRNA è ridotta nel latte fermentato e nei derivati ricchi di fermenti lattici, come questi alimenti, che posseggono inoltre spiccate qualità probiotiche».

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