Vite da Meeting. Dal gruppo elettricisti al fundraising, Benedetta, 23 anni: «Il lavoro di squadra fa la differenza»
«Sono arrivata al Meeting da sola per unirmi al gruppo degli elettricisti. Quest’anno ci torno per la quarta volta, ma in una veste diversa: mi occuperò di fundraising». La storia d’amore tra Benedetta Perazzini e il Meeting inizia tre anni fa. Nel 2021, l’allora 20enne studiava Beni culturali a Ravenna, pur essendo originaria di Rimini. Ora sta per completare gli studi magistrali all’Università Cattolica di Milano: Economia e gestione dei beni culturali e dello spettacolo, rigorosamente in inglese. Ma di rinunciare al Meeting, Perazzini non ne ha mai avuto la benché minima intenzione: «Sono qui dal 17 giugno per lo stage curriculare. Un’attività, il fundraising, che fa pendant con i miei studi». Cambiano i ruoli, insomma, ma non la passione di precipitarsi ogni anno in fiera per il Meeting.
Perazzini, facciamo un passo indietro: quando e come è arrivata al Meeting?
«Nel 2021, a vent’anni esatti. Tutto è accaduto grazie a mio zio, che faceva parte del gruppo di volontari elettricisti del Meeting. Mi ha chiesto se volessi fare la segretaria per loro e io ho accettato subito. Ho ripetuto l’esperienza nei due anni seguenti, fino al 2023. Il motivo per cui sono tornata? Gli elettricisti con i quali lavoravo e con cui mi sono trovata subito bene. E anche il clima che si respira in fiera in quei giorni».
Di cosa si occupava?
«Un po’ di tutto. Bisognava tenere il conto di tutte le mostre e i punti in cui erano necessari interventi di illuminazione. Fare le squadre. Spesso venivo portata anche alle riunioni, dove appuntavo quello che mancava. Nel concreto lavoravo una settimana, ma l’esperienza del Meeting te la porti dietro tutto l’anno».
Si spieghi meglio.
«Quando sono arrivata non facevo parte di alcun gruppo di volontari o universitari. Ero completamente sola. Gli elettricisti, tutti adulti, mi hanno accolta a braccia aperte. Con il tempo, ovviamente, ho conosciuto tanti altri volontari, molti anche giovani, con cui ci teniamo in contatto. L’unica pecca? Siamo sparsi in varie regioni d’Italia e riusciamo a vederci davvero poco. Ma i legami che si creano sono unici».
Quest’anno, invece, l’esperienza è completamente diversa.
«Direi di sì. Lo stage curriculare va dal 17 giugno al 25 agosto. Mi sto occupando di fundraising, sperimentando attività di back office, di acquisizione attraverso software dedicati, ma anche di programmazione di campagne social. Quest’anno è stato inoltre lanciato il nuovo spazio “Artisti per il Meeting”: cinque artisti riminesi esporranno tre opere a testa, che potranno essere acquistate durante la settimana del Meeting. Gli artisti, poi, doneranno parte del ricavato al Meeting. Il mio compito è di tenere i contatti con loro e coordinare l’allestimento dello spazio. Un ruolo che mi onora e che sento molto corrispondente ai miei interessi. Durante l’evento lavorerò con un gruppo di volontari, assieme ai quali mi interfaccerò con le persone che verranno a visitare lo spazio, presentando loro le opere e mettendole in contatto con gli artisti».
Le piacerebbe, in futuro, poter organizzare un evento come il Meeting?
«Certo che sì. Le esperienze maturate al Meeting mi hanno fatto capire che, al netto degli studi, di possibilità ce ne sono tantissime. Il bello dell’evento è lo spirito di comunità, il lavoro di squadra. Ho capito che, per fare le cose bene, non si può operare in solitudine. Servono il contatto con gli altri, e soprattutto la cooperazione. Sicuramente il Meeting è un contesto che mi piace molto. Anche perché, in termini culturali, è uno degli eventi di maggior spessore che ci siano a Rimini».