“Venti euro per due gelati e una bottiglietta d’acqua io vado via”: l’event planner boccia la Romagna

«Che vacanza da incubo! Mai più in Riviera».

Non retrocede d’un passo dalla decisione di non tornare a Rimini, neanche sotto tortura, Danilo Visconti, 37enne residente a Milano, dove lavora come organizzatore di eventi. Frequenta la Riviera da oltre vent’anni, ma questa, sottolinea esasperato, sarà l’ultima volta.

Ha resistito per un totale di quattro notti, «in un tre stelle fatiscente» di Marina centro, prima di fare armi e bagagli e ripartire verso casa con il compagno. Quasi 1.400 euro spesi, solo per hotel e spiaggia, ma con la stessa cifra ha appena trascorso con il fidanzato una settimana “all inclusive” in un cinque stelle di Abano Terme, in Veneto. Una struttura, sottolinea, «che surclassa quella romagnola a fronte di piscine termali e vasche idromassaggio, pietanze stellate servite sotto cloche d’argento e personale garbato e professionale».

Visconti, ci racconta la sua disavventura?

«Giunto in città, ho notato una drastica riduzione dei servizi con un costo triplicato negli ultimi anni. Premetto che non soggiorno mai in hotel sotto le 4 stelle, ma questa struttura mi era stata consigliata da un conoscente. Solo alla fine ho scoperto che aveva rapporti di lavoro con il titolare, perché ne gestisce il patrimonio. Oltre al danno la beffa, dunque, perché siamo finiti in un tre stelle a 150 metri dal mare. Il prezzo per una camera doppia, senza pasti inclusi, era di 180 euro al giorno».

Cosa l’ha infastidita di più?

«La premessa è che è un tre stelle romagnolo non equivale a un hotel di pari categoria a Milano. La stanza era piccolissima, la porta del bagno (che si chiudeva alla meglio con una spranga) era crivellata da buchi rattoppati con adesivi. Dalla doccia, chiusa da una tenda indecorosa, l’acqua usciva a stento. Continuo? Quando ho chiesto una sedia, me ne hanno portata una di plastica lercia che ho dovuto pulire io».

I piaceri della tavola hanno riaggiustato il tiro?

«Assolutamente no: eravamo a livelli pietosi. La materia prima, nelle cene fissate in hotel, era di scarsa qualità, il vino annacquato e a disposizione degli ospiti c’era un unico bicchiere e le stesse posate dall’antipasto al dessert. Che dire del personale? Ti si avvicinava sbuffando come se ti facesse un favore. Biblici, poi, i tempi d’attesa nonostante si ordinasse il menù il giorno prima, senza richieste particolari a giustificare le tempistiche. Empatia zero, insomma. Quanto al parcheggio, che risultava convenzionato, abbiamo scoperto solo all’arrivo che si trovava a 500 metri dall’albergo. Una scarpinata».

La spiaggia, almeno quella, la salva?

«Era convenzionata con l’hotel: 50 euro al giorno per due lettini e un ombrellone. Mai visto un mare così brutto, non tanto a causa della mucillaggine ma per l’apertura delle fognature, con relativo divieto di balneazione, di cui peraltro non ci avevano avvertito. Non è andata meglio con il bar, dove ci hanno venduto un gelato uscito da una confezione da supermercato, per capirci, con su scritto “Non vendere separatamente”. Morale? Ci hanno scucito 20 euro per due gelati così e una bottiglietta d’acqua: un vero furto».

Già che c’eravate, avete visitato altre città della Riviera?

«Siamo stati a Riccione: una toccata e fuga che ha raddoppiato la delusione. Dell’eleganza che ricordavo non c’era traccia, in compenso le strade erano così dissestate che a momenti mi partiva il paraurti dell’auto. Stessa decadenza per i negozi, anche nel cosiddetto salotto buono, che necessita di un bel restyling. Spariti, infine, i negozi più originali come quelli dedicati a chi frequenta le discoteche. Linea piatta, dovunque, la Romagna deve correre ai ripari».

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