Valmarecchia. Il fronte dei sindaci contro le pale eoliche
«L’Appennino che resiste al vento». Fare rete lungo la dorsale appenninica di centro-Nord contro l’eolico. È la chiamata alle armi lanciata dalla tavola rotonda, organizzata nei giorni scorsi in provincia di Pesaro-Urbino, a Borgo Pace, dalla sindaca Romina Pierantoni a cui hanno partecipato molti amministratori delle Marche e anche Fabiano Tonielli, primo cittadino di Casteldelci, che rischia di veder innalzato un impianto eolico industriale al confine con la Toscana. Presente anche l’onorevole Antonio Baldelli della commissione parlamentare per le questioni regionali. L’obiettivo dell’incontro? Illustrare quanto sta avvenendo nel territorio del Montefeltro «interessato - come spiega Tonielli - da uno spropositato numero di progetti per la costruzione di maxi impianti eolici sull’Appennino, culla di civiltà millenarie».
L’allarme
Una spada di Damocle, sottolinea, che andrebbe a incidere «in maniera molto negativa sul territorio: inasprendo il dissesto idrogeologico e sfregiando il paesaggio con contraccolpi alla vocazione turistica». Da qui la volontà di organizzare «altri incontri divulgativo informativi per mettere a conoscenza tutti dello scempio in arrivo coinvolgendo anche figure istituzionali e associazioni green». Già dal primo confronto è emersa l’intenzione «di fare rete per un cambio di rotta evidenziando il proprio veto sull’idoneità di certi Comuni alle installazioni ciclopiche». Tradotto? «Entro fine anno, massimo nel gennaio 2025, le Regioni dovranno individuare le aree non idonee per gli impianti industriali fuori scala, - ci tiene a segnalare il sindaco - rispetto a un territorio che rischia di non sopportarne l’impatto. Siamo determinati - prosegue - a fare pressing perché, a causa della sciagurata normativa del governo Draghi, alcuni dei borghi più belli d’Italia rischiano di essere vittime di un enorme piano di speculazione a danno delle comunità della montagna. L’Appennino centro-settentrionale, come rilevato dalle relazioni stilate dal Cnr, non è d’altronde area idonea a accogliere le pale». Oltre al danno la beffa, ribatte ancora Tonielli, perché questi ecomostri «danneggerebbero le strategie messe in atto dalle aree interne con sacrifici durati decenni, minando così la possibilità di un futuro sviluppo». Ma c’è dell’altro: i Comuni che hanno accettato un parco eolico hanno lamentato un altro nodo, «cioè l’inquinamento acustico che - conclude Tonielli - mette a repentaglio la vivibilità stessa dei luoghi».