Spiagge e concessioni, i balneari sul piede di guerra: “Pensano di prendere a schiaffi un leone senza che succeda niente”
Il mondo delle imprese balneari si compatta contro il decreto legge “Infrazioni” - una legge «sbagliata» se non una «presa in giro» per il comparto - e punta il dito contro il Governo: «Pensano di prendere a schiaffi un leone senza che succeda niente» ha detto ieri dal palco del Ttg in Fiera a Rimini Antonio Capacchione, presidente del Sindacato italiano balneari Fipe Confcommercio, che ha chiuso i lavori dell’assemblea nazionale degli imprenditori del settore, sottotitolata non a caso “Una risorsa del Paese da salvaguardare, non da distruggere”. E, aggiungono, da non consegnare, con le future modalità di gara, alle «aggressioni da parte dei grandi gruppi multinazionali», che cancellerebbero con un colpo di spugna decenni di attività, gran parte delle quali a conduzione familiare.
La battaglia, al momento, si concentra sull’iter parlamentare del decreto - in fase di conversione - che isitituisce un periodo di transizione fino al 2027 per arrivare poi alle evidenze pubbliche come sancito dalla Bolkestein: ieri è emerso che il voto nelle commissioni è previsto a partire dal 21 ottobre, dopodiché il testo approderà in Aula. Sul piatto, circa 240 emendamenti specifici, molti dei quali chiesti dalle stesse associazioni dei balneari. Ma nessuno esclude la strada di nuove, eclatanti proteste, dopo lo «sciopero gentile» - così lo ha definito Maurizio Rustignoli, presidente della Fiba Confesercenti - di agosto: «Saremo costruttivi, ma se servirà - ha aggiunto - siamo pronti a organizzare momenti di attenzione importanti per ottenere quello che chiediamo». A fargli eco lo stesso Capacchione: «Continueranno anche le iniziative di protesta e lotta, la fantasia non ci manca per fare capire che salvare la balneazione attrezzata è nell’interesse di tutto il Paese».
“Il cuore della battaglia”
Per Rustignoli, ad oggi, «il cuore della battaglia» sta nella definizione degli indennizzi per i concessionari attuali: il meccanismo ipotizzato dal Governo, definito «ridicolo» da Capacchione e «mortificante» da Rustignoli, prevede di calcolarli sulla base degli investimenti non ammortizzati negli ultimi 5 anni. I balneari chiedono invece che venga riconosciuto il valore commerciale delle imprese. «Non puoi impossessarti di qualcosa di un altro senza pagarlo - ha sottolineato Capacchione -. Possibile che tutte le imprese italiane abbiano un valore, ma non quelle balneari?». Sul tema degli indennizzi, Rustignoli si dice comunque ottimista: «Credo che troveremo una strada, ma non sarà quella del “prendiamo quella cifra e ce ne andiamo”. L’indennizzo dovrà essere un ostacolo per chi vuole venire a scipparci le imprese».
La partita vede in prima in linea anche la federazione Oasi, con il presidente regionale Diego Casadei che mette «al primo posto il punto cardine del riconoscimento del valore aziendale. Ogni impresa ha diritto per legge a vedere riconosciuto il proprio valore commerciale, al di là del diritto concessorio».
Misure “inaccettabili”
Questi, insieme alla necessità evidenziata da Rustignoli di «attualizzare il Codice della navigazione», i punti sul merito, ma nemmeno il metodo adottato dal Governo è piaciuto ai bagnini, perché «né gli operatori del settore né gli enti locali sono mai stati chiamati al tavolo per confrontarsi sulla norma». L’esito delle mosse dell’Esecutivo è una categoria su tutte le furie, con il timore di veder spuntare lo spettro delle multinazionali a stravolgere un sistema consolidato: «Non è accettabile - ha sottolineato Rustignoli - pensare che, a fronte di imprese che hanno costruito il sistema turistico balneare con investimenti e sacrifici, i concessionari uscenti siano i più penalizzati, dal momento che un eventuale nuovo concessionario ha sicuramente più potere di spesa».
Insomma, le imprese balneari italiane promettono di fare fronte comune a oltranza contro una legge che «permette l’accaparramento delle concessioni» come ribadito in tutti gli interventi: «Rimini non esisterebbe senza i balneari, così come nessuna destinazione turistica - ha chiosato Capacchione -. Il mondo ci invidia la balneazione attrezzata e difendendo queste aziende difendiamo il Paese, non il bieco interesse di qualcuno».