Spiagge e concessioni, dilemma indennizzi ai balneari: “Il Governo definisca i criteri prima del marzo del 2025”
- 12 ottobre 2024
La battaglia per correggere il Dl “Infrazioni” - specialmente sul punto cardine per la categoria dei balneari, quello degli indennizzi - è apertissima, ma la certezza che si arriverà alla gare a evidenza pubblica per le concessioni demaniali è già un punto fermo con cui la categoria deve misurarsi. Ieri mattina alla Beach Arena del Ttg in Fiera a Rimini ne ha parlato l’avvocato Giampaolo Aussa dello studio Legal Team, mettendo in discussione alcuni degli elementi cardine emersi durante l’assemblea nazionale degli imprenditori balneari di giovedì. A cominciare dal dilemma degli indennizzi, che la categoria vorrebbe parametrati sul criterio del valore aziendale. Un’istanza su cui le imprese appaiono intenzionate a non cedere di un millimetro, ma l’avvocato non è convinto che possa essere questa la strada giusta: «Personalmente non sono mai stato d’accordo con questa teoria - ha detto -. Il punto non è riconoscere più o meno al concessionario uscente, ma il fatto che la normativa per parametrare gli indennizzi c’è già ed è quella che regola la concessione di reti di distribuzione, e si basa appunto sugli investimenti non ammortizzati. Poi è vero che si parla di un mercato diverso, con molte delle imprese che sono a gestione familiare e fondano il loro sostentamento su questa attività». Insomma, per Aussa è anche «plausibile la possibilità di riconoscere qualcosa in più», tuttavia il parametro del valore aziendale invocato unanimemente dai balneari «non è conforme all’attuale normativa».
In attesa della conversione in legge del decreto, però, il dibattito resta in un territorio nebuloso: «Il criterio degli investimenti non ammortizzati negli ultimi 5 anni per calcolare l’indennizzo resta un mistero anche per lo stesso legislatore - ha sottolineato - tanto è vero che si rimanda a un ulteriore decreto» che dovrà essere licenziato entro il 31 marzo 2025. Una scadenza che per il legale «apre un problema grande come una casa: se un Comune bandisce le gare ora, cosa succede?». La risposta più probabile è che, se si impugnasse un bando del genere, il tribunale amministrativo potrebbe anche annullare l’intera procedura. Con un nuovo fiorire di ricorsi e controricorsi. Ecco perché «per il Ministero - si è sbilanciato Aussa - il consiglio è pubblicare il decreto il prima possibile, senza arrivare al prossimo 31 marzo o anche dopo». La data successiva da segnare in calendario è quella del 30 giugno 2027, termine ultimo fissato dal Dl per avviare le gare da parte degli enti locali: «Non è una proroga generalizzata - ha avvertito l’esperto - perché i Comuni sono liberi di bandire le gare anche subito, quindi il consiglio è di prepararci come se il bando dovesse uscire anche domani, perché dalla sua pubblicazione il tempo di presentazione delle domande è di soli 30 giorni».