Rimini, zona porto, luci riaccese e nuovi locali: “Noi investiamo e sfidiamo il futuro”


Del vecchio lungomare riminese sono rimaste poche tracce. La zona sud, dove gli ultimi stralci del Parco del mare sono programmati e prossimi a partire, e la zona Nord, il triangolone del porto, dove non c’è il belvedere, non ci sono passeggiate pedonali e ciclabili realizzate con il pregiato legno del Brasile, ma (purtroppo o per fortuna?) una strada asfaltata ancora percorribile con le auto. Il lungomare Claudio Tintori, sul quale si affaccia il relitto del delfinario (al centro di una controversa e irrisolta questione) e l’involucro, un po’ malandato, di locali storici, reduci di antichi fasti ormai sbiaditi.
Il The barge è ancora lì, a pochi metri dal Grand hotel, luci spente e porte serrate. Ma al piano terra dello stesso locale, il “Rimini cafè” ha preso il posto di quello che per anni fu “Il giardino”, locale di riferimento per i giovani riminesi e i turisti, luogo di incontro per chiacchiere e bevute a due passi dal mare. E se, appunto, le luci di The barge e del delfinario restano spente, si sono accese quest’anno, finalmente, quelle dei locali che un tempo erano lo Squero. Più verso il porto, lungo lo stesso viale, ha aperto “Havana”: palme, tavoli all’esterno, cibo e musica in un tripudio di colori estivi che danno una ventata di aria fresca al colpo d’occhio di grigiume e buio che per anni era diventato familiare. Accanto c’è un altro ristorante. Si chiama Osteria di mare “Scipulein”, che fa coppia con alcuni nuovi locali, alcuni dei quali aperti l’anno scorso come l’Avamposto. Attività che hanno sostituito celebri ristoranti di un tempo ormai finito.
Chi ci mette la faccia
A investire sulla zona del porto, aprendo il nuovo bar ristorante in funzione dalle 17 fino alle 2 del mattino è Lucio Paesani, noto imprenditore e presidente del consorzio “Rimini porto”. «Sono 25 anni che dedico il mio lavoro, e quindi la mia vita, al porto di Rimini». Risale a un quarto di secolo fa, infatti, l’apertura della discoteca Coconuts: «Ora ho deciso di continuare a investire tempo ed energie in quella che per me è una vera passione, nonostante il rischio continuo dei rinnovi biennali e delle concessioni su cui insistono i locali di questa zona, trovandosi su un’area demaniale».
«Il porto - spiega Paesani - ha vissuto un momento spartiacque: prima del Covid e dopo il Covid, quando molte attività hanno sofferto, e rispetto agli anni ruggenti in cui sognavamo un futuro da protagonisti, oggi siamo un po’ in disparte. Però queste aperture sono un segnale, un modo di dire “noi ci siamo e ci vogliamo essere”». Un segnale che si staglia con ancora più vigore nel contrasto con il relitto del The Barge.
«È un posto così bello, questo - dice, riferendosi al Rimini cafè - che era un peccato non aprirlo e dare un po’ di vita a tutto il complesso». Vita, che, però, Paesani vuole dare facendo un passo “indietro”. «Il Coconuts - ricorda - era stato il primo locale ad avere i tavoli sulla sede stradale, oggi invece io ho scelto di liberare tutto il marciapiede per espandermi di più nell’area verde, che è proprio antistante al Grand hotel. Una formula un po’ più sofisticata di quanto fatto dalle precedenti gestioni. D’altronde, la zona lo richiede: è un posto così bello che era un crimine non aprirlo».