Rimini. «Vengono dall’America per farsi tatuare da me. Ho vinto la mia sfida»

Rimini

«Vengono da tutto il mondo per tatuarsi da me. La mia sfida personale l’ho vinta: ho uno studio di tatuaggi aperto da 22 anni in centro a Rimini. Chi ci avrebbe scommesso?». Quarantotto anni e una passione per i tatuaggi sbocciata quando ne aveva appena sedici. Oltre 31mila followers su Instagram e clienti che, pur di affidarsi alla sua arte, attraversano l’oceano. Arianna Settembrino, nel 2002, ha fondato la sua attività “Skinwear”. Nata a Rimini e cresciuta a Corpolò, sarà presente come artista alla Sagra del Tituccio in programma questo fine settimana. Per lei, svincolare il lavoro dalla sua appartenenza al territorio sarebbe stato impossibile: «Sono rimasta fedele a Rimini, una città che dovrebbe credere di più nel suo potenziale».

Settembrino, partiamo dalle origini: quando ha capito che avrebbe fatto la tatuatrice?

«Avevo sedici anni, facevo la stagione nel bar dei miei zii. Rimasi colpita da una coppia di ragazzi tatuati. Di lei, in modo particolare, ricordo ancora l’unicorno impresso sulla schiena. A diciotto anni mi feci fare il primo tatuaggio: un sole celtico sul polso. Da lì ho capito che quella era la mia vocazione. Ho frequentato per un paio d’anni il Dams a Bologna, e nel frattempo ho maturato tre anni di apprendistato in due studi del territorio».

Come si diventa un bravo tatuatore?

«Imparando la tecnica e tutte le norme igieniche a cui bisogna attenersi, innanzitutto. Poi occorre sviluppare la parte artistica. Io ho sempre amato lo stile traditional, che viene dall’America dei primi del Novecento. Uno stile “old school” che a Rimini, all’epoca in cui ho aperto il mio studio, non c’era ancora. Per apprenderne al meglio le tecniche ho studiato su libri, disegni e riviste. Una volta conseguiti i requisiti igienico-sanitari ho inaugurato la mia attività».

Ce la racconti.

«Io sono la titolare, insieme a me ci sono vari collaboratori, tra cui una piercer. Con cadenza regolare accolgo anche tatuatori internazionali che chiedono di poter essere ospitati nel mio studio. Sono stata una pioniera in questo, il mio è stato il primo studio dell’Emilia Romagna a proporre una cosa del genere. Per quanto riguarda me, le persone affrontano anche viaggi oltreoceano pur di farsi tatuare. Ho clienti tedeschi, inglesi, francesi e persino americani. Questo mi riempie di orgoglio e mi fa capire che la scelta di aprire a Rimini, alla fine, è stata azzeccata».

A riguardo verrebbe da chiedersi: come mai rimanere qui?

«Ho sempre scelto di restare, anche se mi hanno proposto di aprire a Milano e a Londra. Sono molto legata alle mie origini, e soprattutto credo che questa città, a livello artistico, abbia tanto da dare e possa diventare un riferimento per l’arte. Alla Sagra del Tituccio, non a caso, esporrò i miei disegni insieme a molti altri artisti del territorio».

Il tatuaggio più strano che le è stato commissionato? E l’età media?

«Una scritta in latino, in una zona intima del corpo, che in italiano significava “Rifiutami e sarai dannato”. Quanto all’età, mi è capitato un signore di 90 anni svizzero che desiderava tatuarsi una marmotta. Diciamo che, ad oggi, molte più persone avvertono il bisogno di tatuarsi anche da adulti. Parallelamente si è abbassata l’età media, ma anche la consapevolezza del reale senso e dell’importanza di un tatuaggio. E questo lo dico a discapito del mio lavoro».

Cosa significa, per lei, essere una tatuatrice?

«Per me, fare tatuaggi significa portare sulla pelle di una persona, facendo emergere in superficie, qualcosa che quella persona ha già dentro di sé. Un’emozione, un ricordo, un momento particolare della sua vita. La sintonia con il cliente è molto importante. Per questo, non smetterò mai di ringraziare coloro che, quando ero ancora alle prime armi, si sono affidati a me. Nessuno avrebbe mai immaginato che uno studio di tatuaggi sarebbe sopravvissuto in centro a Rimini».

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