Rimini. Valeria e l’alibi non credibile di Louis: per il Riesame l’ha protetto anche se infedele

Rimini

La figura di Louis Dassilva è quella attorno a cui ruota l’intero impianto investigativo. Secondo gli inquirenti è lui che ha assassinato Pierina Paganelli con 29 coltellate il 3 ottobre di un anno fa. Nella sfera delle relazioni e degli affetti del 34enne senegalese ci sono però le due donne di questa storia: l’amante e nuora di Pierina, Manuela Bianchi, e la moglie, Valeria Bartolucci.

Se la passione nei confronti della prima è ritenuta essere il movente dell’omicidio, in quanto Pierina, ormai consapevole della relazione extraconiugale della nuora, avrebbe costituito un grosso ostacolo alla prosecuzione della loro “storia d’amore”, l’alibi fornito dalla seconda a tutela del marito è ciò su cui si è concentrato il Tribunale del Riesame nel confermare l’utilità della misura di custodia cautelare in carcere di Dassilva.

In sostanza, i giudici chiamati a “sentenziare” sulla necessità di far restare Louis dietro le sbarre dei Casetti hanno anche esaminato attentamente le circostanze descritte dalla moglie Valeria sulla sera in cui si è consumato il delitto. Secondo l’infermiera il giovane senegalese avrebbe trascorso la serata sul divano del loro appartamento al terzo piano, e nel caso se ne fosse andato, lei che era “in dormiveglia”, se ne sarebbe accorta, perché la porta, aprendosi, faceva rumore.

Quelle di cui parla Valeria sono ore cruciali, perché in quei minuti Pierina Paganelli veniva accoltellata nell’androne del palazzo, nell’intercapedine tra le scale e i garage, tra due porte tagliafuoco ben chiuse.

Ecco, secondo i giudici del Riesame, l’alibi fornito dalla moglie dell’unico (al momento) indagato non è attendibile. E non lo è nonostante la consapevolezza di Valeria che se il marito ha ucciso la 78enne Testimone di Geova, lo ha fatto perché accecato dalla passione per un’altra donna.

Attrazione fatale

A rafforzare questa convinzione, la tendenza (come emerso da diversi fatti portati a galla dalle indagini) di Valeria ad assecondare i desideri del marito “anche quando ciò sacrifichi la sua posizione di moglie”. Ad esempio, quando, nel 2021, acconsentì a che Louis tornasse in Senegal per mettere al mondo un figlio con un’altra donna. E secondo i giudici, anche il rapporto che il giovane marito intratteneva con la vicina Manuela, nonché migliore amica di Valeria, aveva più volte assunto connotati tali da renderlo difficilmente non riconoscibile come qualcosa di più di una semplice amicizia. Manuela Bianchi, infatti, era solita frequentare la coppia Dassilva - Bartolucci andando al mare insieme, o, addirittura, andando a trovare Louis in ospedale dopo l’incidente avvenuto pochi giorni prima dell’omicidio, assumendo atteggiamenti espressione di grande complicità e premura, come quello di portare a casa sua i vestiti del vicino per lavarglieli.

Ad aver spinto i giudici a non ritenere attendibili le dichiarazioni di Valeria ci sono poi alcuni fatti specifici, come quello di aver affermato che Louis il giorno dell’omicidio indossava scarpe bianche e non nere (si ricorda che Dassilva consegnò alla polizia vestiti diversi da quelli che indossava la sera dell’assassinio, comportamento qualificato come depistaggio, che l’ha quindi reso ancora “più colpevole” agli occhi degli inquirenti. Alla consegna degli abiti, inoltre, partecipò anche la moglie). Ancora, tra le affermazioni ritenute “menzognere” dell’infermiera, quelle di aver accompagnato Louis, il pomeriggio del 3 ottobre, al portone del condominio, quando invece le telecamere lo avevano immortalato scendere la rampa a piedi. Affermazioni dette con lo scopo, secondo gli inquirenti, di costruire l’immagine di una minorata capacità fisica del marito in seguito all’incidente, rendendolo quindi incapace di eseguire l’omicidio. Motivi per cui Valeria, pur fornendo un alibi, non è accreditabile di dire la verità, anche “contro gli interessi del marito”. Quel marito manifestamente infedele.

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