Rimini. Teatro Novelli nel degrado in attesa del rilancio

Più che un contenitore culturale è diventato un punto di riferimento del degrado cittadino. Lontano dai fasti del “Pio Manzù”, a pochi metri dal Grand Hotel, il teatro Novelli non se la passa benissimo. Lasciato a se stesso è diventato ritrovo per balordi e senzatetto.
“Adesso basta”
Oggi è il consigliere di Fratelli d’Italia, Carlo Rufo Spina, a lanciare un progetto di recupero e deluso da «questo silenzio nel quale si è trincerata l’amministrazione Sadegholvaad», punta il dito contro «chiunque provasse a trasformarlo in qualcosa di diverso».
Sottolinea, con una certa irritazione. «Periodicamente qualcuno arriva e butta lì l’idea del parcheggio in zona mare. Una sorta di silos multipiano per Marina centro. E allora sia chiaro un concetto: una cosa del genere non solo indignerebbe l’intera città, ma ci vedrebbe in prima linea nel bloccarla. Perché c’è già il progetto del parking interrato di piazzale Fellini, sufficiente a coprire la carenza di posti auto in zona. A proposito che fine ha fatto? E poi ci sono sempre le pensioncine diroccate a ridosso della ferrovia da trasformare in silos-park».
Meglio, quindi, il mantenimento della destinazione teatrale, in un’area, come quella a ridosso del Grand Hotel, che necessita di fermenti culturali. Spiega Rufo Spina: «Il sogno sarebbe quello di fare di Rimini, la città dei due teatri: il Galli, che rimarrebbe, naturalmente, come il Massimo, destinato, quindi, alle grandi compagnie, e il Novelli che diventerebbe un teatro sperimentale, aperto alle compagnie locali, giovanili. Ma anche a spettacoli leggeri, di cabaret, per un pubblico balneare, magari meno impegnato, tipico della stagione estiva».
“Mettiamolo a nuovo”
Questo, però, dopo una doverosa riqualificazione della struttura, ormai degradata e fatiscente. Sottolinea il consigliere Fdi: «Il cemento è in fase di sgretolamento. E l’immobile è ormai sede di senzatetto e balordi. E parliamo di un teatro noto in tutta Italia per aver ospitato artisti di chiara fama, immerso, peraltro, nell’area di maggior pregio turistico della città: quella a ridosso di piazzale Fellini. Il suo recupero, dunque, diventa doveroso, anzi obbligatorio, per un Comune che aspira ad ottenere, nel 2026, il titolo di Capitale italiana della cultura».
Ma dall’auspicio alla concretizzazione il passo è lungo, anche per via dei fondi da reperire. «Dipende - interviene Rufo Spina -. È evidente che siamo davanti a una riqualificazione importante di un’opera architettonica che risale al secolo scorso. Realizzata, dopo la demolizione, nel 1925, del vecchio teatro ligneo rimovibile risalente al 1895, a bomboniera, in stile art dèco, e poi ridisegnata, purtroppo, completamente, nel 1970, attraverso un incapsulamento dentro un cubo di cemento, senza tener conto dell’architettura prettamente liberty del vicino Grand Hotel. Comunque, ricordo che ci sono i bandi regionali, ma anche, e soprattutto, i bandi europei. Non dimentichiamo che tutti gli interventi che abbiamo visto realizzati in questo decennio si sono potuti concretizzare, parliamo di 200-300 milioni di opere, proprio grazie questi fondi ad hoc».