Rimini. Sparito da mesi, la figlia: “Esame del Dna su cadavere ritrovato, rischio un’attesa di due anni”
Mio padre sparito da sei mesi, manca il responso del Dna. Rischio di aspettare due anni». Lancia un appello disperato la 48enne Rosj, figlia di Giancarlo Pari, sparito nel nulla a Rimini il 3 giugno scorso. Dopo una visita medica, il 77enne affetto da un principio di Alzheimer si era separato dalla moglie. Lei doveva sbrigare alcune commissioni, mentre lui intendeva recarsi, come d’abitudine, nella tabaccheria di famiglia. Da allora si sono perse le sue tracce.
Pari, facciamo il punto della situazione?
«Le ricerche di mio padre, di cui non si hanno notizie dal giugno scorso, sono state interrotte 70 giorni fa, per l’esattezza il 26 settembre, quando a Riccione è stato rinvenuto un cadavere lungo il corso del Rio Melo. I poveri resti si trovavano sotto al ponticello di viale Venezia, una zona di grande passaggio e già setacciata sia a piedi che con le unità cinofile. L’ipotesi più plausibile è che il corpo sia stato trasportato lì in un secondo momento dalla forza delle acque dopo le intense piogge di quel periodo. La Procura ha disposto il sequestro del cadavere per sottoporlo alle analisi di rito».
Sono stati trovati oggetti che potrebbero ricondurre a suo padre?
«I media hanno parlato di un orologio e di un anello che in realtà non c’è, tanto più che mio padre non portava neppure la fede. Quanto all’orologio, dalle foto che i carabinieri di Riccione ci hanno mostrato, è impossibile stabilire se fosse il suo. Dopo tanto tempo immerso nel fango, si notano solo le lancette dorate. Le scarpe sono della marca che portava nel giorno della sparizione, è vero, ma è molto gettonata e, dopo la lunga permanenza in acqua, non si intuisce più il colore originario».
Allora perché presumere che si tratti di lui?
«Perché tutte le segnalazioni iniziali partivano da Riccione, inclusi i primi avvistamenti: quello del 4 giugno verso le 14 alla rotatoria delle Vele e dell’indomani sia alle 9 alla farmacia delle Vele sia tra le 12 e le 14 in viale Venezia. Le telecamere della zona sono state esaminate dopodiché gli agenti della polizia locale hanno messo nero su bianco che il signor Pari non era mai passato di lì. La ricerca si è quindi spostata al centro commerciale Le Befane di Rimini dove la sua presenza è stata documentata dalla videosorveglianza e dal fiuto dei cani da ricerca. Resta il rammarico, se quelle spoglie fossero le sue, di non aver proseguito le indagini nella Perla Verde. Mio padre non è un supereroe e non né ha il potere di volar via, né di rendersi invisibile. qualcosa, quindi, è andato storto».
Le analisi del Dna sono iniziate?
«I carabinieri hanno sollecitato i colleghi emiliani due volte ma senza risultato. Tutto è in mano ai Ris (Raggruppamento investigazioni scientifiche) di Parma ma ignoriamo persino se gli esami siano iniziati. La risposta è sempre la stessa: esistono delle priorità costituite dalle indagini su omicidi e femminicidi. Da qui la mia domanda. Con quale criterio viene stabilità la precedenza di un caso su altro? Non è altrettanto importante sapere se un padre di famiglia sia morto o smarrito chissà dove? Mi hanno detto di non preoccuparmi, perché certe analisi sono slittate di uno o due anni. Spero che non sia il nostro caso. D’altronde se fosse veramente il mio papà, chi ci dice che non sia stato gettato in un fosso o in fiume perché investito da automobilisti ubriachi decisi a sbarazzarsene? Non si può escludere che si tratti di una morte violenta. Detto questo, il dolore di una famiglia, in logorante attesa da 6 mesi, che peso ha? Non chiediamo l’America. Se è deceduto, quest’uomo non merita forse un funerale e una degna sepoltura? La situazione è iniziata nel peggiore dei modi perché le squadre di ricerca sono partite in ritardo di due giorni, ma l’epilogo pare persino peggiore. Se l’ultima fosse una falsa pista, avremmo perso 70 giorni senza cercarlo altrove».
Che Natale si prospetta?
«Una giornata angosciante, proprio come il mio compleanno imminente. Stiamo valutando se accettare l’invito giunto da due reti televisive. Prima di sollevare scalpore a livello nazionale, speravamo che questa storia potesse avere una fine dignitosa. Ora, per l’ultima volta, ci affidiamo al lato umano delle autorità sperando che qualcosa si muova e nel minor tempo possibile. Intanto non mi stancherò mai di ringraziare quanti ci sono stati vicini, a partire dal “Comitato scientifico per le persone scomparse” e soprattutto ai volontari cinofili tra cui Andrea Brighi e Luca Barbieri. I cani fanno davvero la differenza nelle ricerche. Lo dico con cognizione di causa perché ho partecipato a tutte le ricerche, dopo aver chiesto l’aspettativa dal mio lavoro di barista. Vanno cambiati i protocolli da seguire, potenziando il ruolo dei quattrozampe che, grazie al fiuto e al sesto senso, arrivano laddove gli esseri umani non riescono».