Rimini. «Sistemare la casa e organizzare gli spazi, così la mia passione è diventata un lavoro»
«La felicità è uno spazio vuoto». Parola della 42enne Arianna Betti, regina viserbese del riordino, che cinque anni fa ha trasformato una passione innata, cioè la cura e la riorganizzazione della casa, in un lavoro.
Arianna, cosa faceva prima di dedicarsi a quest’attività?
«Ho lavorato in vari uffici: un’attività, tutta scartoffie e burocrazia, che non mi apparteneva finché otto anni fa tutto è cambiato quando sono diventata mamma. Dopo un corso di formazione, sono divenuta tagesmutter, la figura professionale che accoglie in casa propria un piccolo gruppo di bambini in età da asilo nido. Rendere la casa un luogo accogliente e sicuro era il punto di partenza. Continuo a occuparmene anche adesso ma per una platea di adulti».
Consigli salvacasa?
«Sentirsi inconcludenti, vagando da una stanza all’altra spostando oggetti senza arrivare a una soluzione, può essere frustrante e farci abbandonare un’impresa che pare titanica. Ma, come segnalo nel mio blog, con poche, semplici pillole quotidiane, si può vivere in un ambiente creato su misura migliorando il proprio benessere fisico e psicologico. Primo punto del mio blog? Bisogna assegnare un posto per ogni cosa, il più funzionale. Secondo: occorre tenere poche cose in vista perché l’impatto visivo aiuta a percepire l’ordine e a portarlo avanti. Terzo caposaldo: meglio tenere gli oggetti dentro a contenitori e ricordare di lasciare spazi vuoti. Il che ha a che fare con il mio libro in uscita, dal titolo “La felicità è uno spazio vuoto”. Più in generale la domanda giusta da porsi per capire se tenere o no qualcosa è: “Oggi lo ricomprerei?”».
Identikit del suo cliente medio?
«È una donna dai 30 ai 50 anni, spesso mamma».
Marie Kondo la guru giapponese del riordino ha addolcito il tiro dopo il terzo figlio. Ogni fase della vita ha equilibri diversi?
«Punto da sempre il dito contro il perfezionismo che non ha niente a che fare con l’ordine e la comodità che dovrebbe avere una casa per essere recepita come accogliente. Il che costituisce il mio obiettivo fermo restando che il mio metodo, illustrato su Riordinari.it, è diverso da quello giapponese».
Decidere cosa tenere e cosa gettare ha a che fare con l’armonia interiore?
«Lasciare andare un oggetto coincide proprio con la consapevolezza che ciò che prima ci piaceva o serviva ora non fa più per noi. Del resto nel tempo siamo cambiati e il cambiamento è sano e segno di evoluzione. Anzi una costante della vita. Se mutano i nostri gusti, le nostre taglie e idee, è importante che anche le cose viaggino allo stesso passo».
Mai lavorato con un accumulatore seriale o quasi?
«Il mio ruolo non è quello di etichettare le attitudini altrui ma vengo spesso chiamata da chi non riesce a farsi largo in casa. Talvolta è il bisogno di possedere che spinge una persona ad acquistare e accatastare in eccesso o la paura di restare senza qualcosa oppure il pensiero “questo un giorno potrebbe servirmi”. Un comportamento che, dopo i 50 anni, non si elimina più. In genere si accumula in base a un nostro interesse personale o in base al proprio mestiere».
Quando termina il suo lavoro, ha mai sentore che la situazione tornerà punto e a capo?
«No, perché resto in contatto con la clientela anche sui social. Il mio, comunque, è un metodo condotto in sinergia che entra a far parte della famiglia. Ognuno resta il protagonista della propria casa, io aiuto soltanto a riappropriarsi del proprio spazio senza creare dipendenza dal mio intervento».
Avere una casa piccola è un alibi?
«Il caos si crea ovunque, proprio come l’ordine».
I costi?
«Una sessione di decluttering (processo per rimuovere oggetti superflui o non necessari da uno spazio, ndr) e riorganizzazione di un ambiente costa 160 euro e dura 4-5 ore. Su un preventivo di più sessioni viene sempre applicata una scontistica. Al termine, oltre a informare il cliente su dove destinare eventuali donazioni di abbigliamento o altro, a seconda della tipologia, offro un servizio di consegna diretta delle stesse».
Cosa dovrebbe avere sotto gli occhi una persona al risveglio?
«Consiglio di rimettere a posto tutto dopo l’uso o in giornata. In questo modo aprendo gli occhi si troverà una casa in ordine. Detto questo, è bene abituare i figli fin dalla più tenera età a dare una mano. Ognuno fa la sua parte, accettando il risultato e parlando chiaro senza dare per scontato che gli altri non sappiano fare bene le cose sennò, ahimè, ci si ammazza di eccessivo carico mentale ogni giorno».