Rimini: “Servivo Delon, Sordi e Sivori, poi la mia vita è cambiata e da 60 anni ho seguito l’amore in Olanda”

Rimini

Partito dalla Romagna per seguire la moglie, da oltre 60 anni ha cambiato vita in Olanda. E’ la storia di Sergio Grossi, oggi 84enne, che da cameriere nei locali della movida degli anni Sessanta della Riviera adesso risiede a Rotterdam con la conserte Irene Van Buuren.

Grossi, dove ha conosciuto sua moglie?

«Rimini è stata lo sfondo del mio colpo di fulmine. Ho visto Irene camminare lungo la battigia e ho attaccato bottone approfittando della mia amicizia con il bagnino. Lei indossava un abito lungo e, complici i capelli biondissimi e gli occhi azzurri, sembrava un angelo uscito da un dipinto».

Come l’ha conquistata?

«Per prima cosa, giorni dopo, ho allontanato l’amica che le stava sempre incollata. Per riuscirci ho organizzato un’uscita a quattro. Nella fretta non ho esitato a invitare un conoscente sposato e quando la ragazza se n’è accorta è andata su tutte le furie. Me la sono cavata dicendo che non ero a conoscenza del suo legame. Una bugia, certo, ma a fin di bene, perché nel frattempo avevo fatto breccia nel cuore di Irene».

Come avete comunicato?

«Parlavamo entrambi il tedesco e ci siamo piaciuti subito. L’anno dopo eravamo già marito e moglie».

Di solito erano le donne scandinave a mettere radici in Romagna. Perché, nel suo caso, è andata diversamente?

«Irene era figlia unica e non voleva abbandonare i genitori anziani. In seguito i fatti mi hanno dato ragione: oggi abbiamo due figli e quattro meravigliosi nipoti».

La sua famiglia ha accettato di buon grado il trasferimento?

«All’inizio è stato difficile ma poi si sono rincuorati vedendo che ero felice e che i nipotini stavano bene. I miei genitori sono venuti spesso a trovarmi e adoravano sapermi in una casa a schiera circondata dal verde in un Paese dove non mancava nulla».

Che lavoro faceva in Romagna?

«Ero fra i camerieri del ristorante “Vecchia Rimini” che sorgeva in via Gambalunga. Si trattava del locale più grande della città e calamitava clienti da ogni dove. Ho servito stelle del cinema come Sophia Loren e Gina Lollobrigida ma anche Alberto Sordi e Mike Bongiorno. Senza dimenticare Alain Delon e Marcello Mastroianni e Omar Sivori. In seguito anch’io mi sono messo alla prova, come figurante, per alcune pubblicità».

Come si è reinventato in Olanda?

«All’arrivo ho lavorato come cameriere ma in locali che nulla avevano da spartire con il “Vecchia Rimini”. Una delusione, questa, che mi ha convinto a studiare finché sono stato assunto negli uffici scolastici del comune di Rotterdam. A quel punto parlavo l’olandese a menadito».

È mai stato vittima di razzismo?

«Ho lavorato in guanti bianchi e so inquadrare chiunque mi ritrovi davanti, comportandomi di conseguenza».

Quali difficoltà ha incontrato?

«Sono sbarcato in un altro mondo ma i servizi funzionavano alla perfezione. Detto questo, ero un ragazzo semplice che spesso ha abbassato una spalla. Ora con mia moglie torno diverse volte all’anno a Rimini».

Rivede mai i vecchi amici?

«Finché è stato possibile ho mantenuto i contatti. Al ristorante eravamo sette camerieri, tutti coetanei. Nel 2024 uno di loro, Giovannino Pari, già titolare di un ristorante a Spadarolo, è venuto a trovarmi svelandomi che erano morti tutti salvo noi due. Tempo tre mesi e purtroppo era deceduto anche lui».

Si è mai pentito della sua scelta?

«Qualche momento complicato c’è in qualsiasi matrimonio ma luci e ombre rientrano nella quotidianità».

Risposerebbe Irene?

«Ci devo pensare (ride, ndr). Scherzo! Le direi “sì” mille altre volte».

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