Rimini. Selva di boe e blocchi di cemento in mare, i bagnini scrivono alla Capitaneria: sicurezza, regole da cambiare

I bagnini bocciano l’ordinanza di sicurezza in mare della Capitaneria di porto. E lo fanno senza se e senza ma. Con motivazioni che vanno dai tempi stretti (i nuovi obblighi dovrebbero scattare già da sabato) alla «pericolosità delle misure introdotte». Così, dopo aver esaminato a fondo il documento, i concessionari, ieri, hanno recapitato alla Capitaneria una serie di osservazioni per chiedere la cancellazione dei nuovi provvedimenti «dannosi per l’incolumità di bambini e anziani» e per prorogare l’ordinanza all’estate 2025.
La contromossa
Commenta Mauro Vanni, presidente della Confartigianato balneari e della cooperativa Bagnini Rimini sud: «Tutte le novità previste sono impossibili da realizzare in appena quattro giorni. E ce ne sono alcune che potrebbero creare anche degli incidenti. Come le centinaia di boe con altrettanti blocchi di cemento dove fissarle: un vero e proprio pericolo per i turisti più anziani durante il passeggio in acqua». Per questo, ieri, la Cooperativa operatori di Spiaggia di Rimini, il Consorzio operatori balneari Rimini, la nuova Romagna balneare società cooperativa, la Cooperativa bagnini di Riccione, il Lido San Giuliano e il Consorzio Marina Saracena, hanno inviato una lettera alla comandante della Capitaneria di Porto di Rimini, Giorgia Capozzella, per chiedere lo stop del provvedimento. Con tanto di rilievi critici. In particolare sull’installazione di boe di plastica, grandi 80 centimetri, da collocare a 50 metri dalla riva e a distanza di 25 metri tra loro per delimitare il confine tra acque sicure, (fino a 1,30 metri) e acque pericolose, dove non si tocca. «Solo per Rimini sud – puntualizza Vanni - parliamo di circa 500 boe con relativi corpi morti in cemento dal peso approssimativo di 25-35 kg ognuno, che farebbe 17mila chili di cemento in mare – sottolinea Vanni -. Boe e blocchi di cemento contro i quali potrebbero inciampare e ferirsi i tanti bagnanti, in particolare quelli più in su con l’età, che quotidianamente passeggiano in acqua. E allora chiedo: in quel caso, davanti ad eventuali denunce, chi si assumerebbe la responsabilità dell’incidente?».