Rimini, “Sburoun, querelo tutte le offese gratuite su Tripadvisor e con i soldi porto il mio staff in vacanza”

Risponde alle critiche su “Tripadvisor” e querela chi esagera destinando i risarcimenti a viaggi assieme ai dipendenti. Lui è Claudio Paesani da sei anni al timone del ristorante “Sburoun” di Marina centro con cui ha bissato il successo del precursore “Chi Burdlaz” aperto da ventitré.
Un suo cavallo di battaglia? «Tu non meriti di essere nostro cliente ma di andare a mangiare nelle bettole delle campagne: le tue papille gustative non sono all’altezza».
Poi il leit motiv: «La rassicuro, stia tranquillo, noi non siamo un ristorante per tutti».
Paesani, potrebbe spiegare perché risponde alle recensioni su “Tripavisor”?
«Replico a quelle false e tendenziose che denigrano il lavoro mio e del mio staff. Le dirò di più: non credo alle recensioni che, a mio avviso, non vengono mai scritte dai clienti storici che davvero conoscono il locale ma solo da chi vi capita una tantum. Unico invece l’obiettivo: far saltare i gangheri. Chi frequenta e gradisce la nostra cucina non scrive ma torna, il che costituisce il miglior biglietto da visita al mondo. Poi ci sono gli attaccabrighe».
Cioè?
«Quelli che si focalizzano sul prezzo senza tener conto della qualità e della quantità offerta da ogni piatto. Serviamo e assicuriamo alti standard, devozione e allegria. Ripeto spesso che il mio non è un ristorante come tutti gli altri, perché mira ad avere prodotti di un certo livello, a fronte di una ricerca e di un aggiornamento professionale costante. Ciò non toglie che tutto sia migliorabile e che, se dette in un certo molto e al momento, le critiche costruttive siano sempre ben accette. Mangiare allo “Sburoun” resta però un’esperienza a 360 gradi. La cura dietro ogni dettaglio comporta qualche euro in più da spendere rispetto agli altri locali. Una prospettiva che non ci rende adatti a chi fissa gli occhi soltanto sulla colonna dei prezzi. Ma, non lasciatevi trarre in inganno, in realtà sono modesto: basta scavare a fondo».
Le sue risposte sono al “peperoncino” e riscuotono spesso un certo successo di pubblico, come se lo spiega?
«Do pan per focaccia in totale trasparenza. Un esempio? Una signora ha scritto che il nostro fritto aveva una scarsa quantità di pesce. Premetto che consiste in 200 grammi di calamari, 160 di gamberi, ma anche uno scampo e sei sardoncini con in mezzo due moletti e altrettanti paganelli e triglie. A coronamento filetti di zucchine e bucce di patate fritte, non solo perché non buttiamo via niente (sorride, nda), ma soprattutto perché sono croccanti e sfiziose. Un piatto del genere vale come primo, secondo e terzo per cui ho risposto come dovevo, ricordando che se il pesce le sembrava pochino era perché lo aveva diviso con altre due persone. Morale: il 97 per cento delle recensioni negative sono legate ad una certa visione del prezzo, dimenticando il lavoro dietro a ogni pietanza».
A gennaio le conseguenze di una recensione negativa, peraltro tutta da verificare, avrebbe condotto al suicidio la titolare di una pizzeria lombarda. Cosa ne pensa?
«Bisogna evitare di colpire i più fragili con un gioco al massacro. Meglio una critica civile formulata durante il pranzo, faccia a faccia. Se davvero qualcosa non va, qualsiasi ristoratore propone un’alternativa».
Come si comporta di fronte alle offese?
«Il mio avvocato sta seguendo non uno ma sei casi del genere. Visto che ogni vittoria in tribunale equivale a 3mila euro, destino ogni centesimo a viaggi con i miei dipendenti. Chi ci definisce ladri e parla di rapina a mano armata o truffa non può passarla liscia. E c’è un segreto».
Ovvero?
«Le mie singolar tenzoni sono filtrate da mia figlia Clarissa. In comune abbiamo i toni giocosi e l’ironia pungente, ma io tenderei a dire qualche parolaccia di troppo, così le racconto le mie “chicche” e lei sfuma e glissa su certi punti».
Riceve complimenti per le sue controinvettive?
«Sì, soprattutto dai frequentatori abituali del locale, come alcune clienti emiliane che l’altro giorno mi guardavano ridendo a crepapelle. Approfittando della confidenza, ho chiesto cosa combinassero. Si stavano sganasciando ripensando ai vari botta e risposta che avevo sfoderato in mattinata».