Rimini, paralizzato dopo un tuffo, Antonino racconta la sua storia in un video
Un tuffo da un pontile che gli ha segnato la vita. Antonino D’Aietti oggi ha 24 anni e dal maggio 2016 non riesce più a camminare sulle sue gambe. Con lui, tutta la famiglia, il padre Salvatore in prima linea, ha dovuto ridisegnare le proprie priorità, impiegare tempo e ingenti somme di denaro per acquistare farmaci e pagare cure e riabilitazioni. In un video hanno raccontato il loro calvario cercando di sensibilizzare chi ancora ogni estate si tuffa dallo stesso pontile, per evitare altre tragedie come quella che stanno vivendo.
Nessun risarcimento
Il processo penale (incardinato davanti al giudice di pace del Tribunale di Rimini) si è recentemente concluso con la sentenza d’appello, confermando quanto stabilito in primo grado, quindi senza riconoscere la responsabilità alla società proprietaria del pontile, che ancora oggi si staglia tra i bagni 39 e 40 di Viserba, e da cui tanti ragazzi ogni estate continuano a lanciarsi nelle acque del mare Adriatico. «Esistevano una serie di mancanze - spiegano i legali che hanno assistito la famiglia D’Aietti, Giordana Pasini e Christian Dionigi - ma ha pesato molto la dichiarazione di Antonino che ha ammesso di essere stato a conoscenza del divieto e di avere semplicemente fatto quello che tutti gli altri ragazzi facevano». Inoltre, il reato (lesioni colpose, non dovute a incidente stradale) nel frattempo si è prescritto e non è possibile fare ricorso in Cassazione. L’unica strada percorribile è dunque quella del processo civile, per il quale gli avvocati sono in procinto di presentare gli atti. «Ma i tempi come tutti sappiamo sono molto lunghi - sospira il padre di Antonino - e nel frattempo gli anni passano e le possibilità di recupero di nostro figlio sono sempre minori».