Rimini. Nella palestra Carim continua a piovere, l’Happy Basket: «Il Comune non ha fatto i lavori al tetto»

Rimini

«Piove nello stadio Carim». La lamentela in merito all’impianto sportivo di via Cuneo arriva dal presidente della società sportiva Happy Baket di pallacanestro femminile che da molti anni si allena, vince o perde le sue partite in questa palestra. Paolo Piomboni lo fa dopo «molte richieste e molte promesse disattese, dopo anni di speranza che in questo momento si frantumano». «Sono molto scoraggiato. Le intenzioni del Comune mi sembravano finalmente serie, l’Amministrazione dice di voler sostenere lo sport e la pratica femminile di discipline ancora dominate dal maschile, ma nella pratica cosa fa per questo? I lavori al tetto della nostra palestra non sono stati fatti e ogni volta che piove il campo diventa inutilizzabile per via delle infiltrazioni d’acqua in diversi punti della palestra».

L‘incontro col Comune

Alla base della rimostranza c’è un incontro con il Comune di Rimini avvenuto a settembre 2023 in cui si era assicurato che entro l’estate successiva, quindi quella appena trascorsa, sarebbero stati eseguiti i lavori al tetto per evitare le infiltrazioni. Lavori che non sono mai stati fatti, nonostante la palestra «sia stata tenuta chiusa, come richiesto da Anthea, da luglio ad agosto 2024. In questi tre mesi è stato solo modificato un bagno, reso accessibile per i disabili». Piomboni e i “suoi”, però, non si sono dati per vinti, continuando a sollecitare il Comune attraverso numerose telefonate «all’assessorato allo Sport, che a sua volta rimanda ai colleghi dei Lavori pubblici, in un “passarsi la palla” che alla fine non conduce a nulla».

Il valore al femminile

In un rimpallo di responsabilità, quindi, il risultato è che la palestra Carim è inagibile quando piove. «In questo momento è aperta - sorride il presidente - ma quando ricomincerà a piovere saremo costretti a chiudere di nuovo, rimandando partite di campionato come fatto poco fa e sospendendo gli allenamenti, perché l’acqua filtra in diversi punti del campo e lo rende troppo scivoloso e pericoloso».

Ma per Piomboni, 79 anni e appassionato di sport al femminile come il primo giorno, non è solo una questione di allenamenti. «Sono 50 anni che si parla di incentivare lo sport femminile ma poi non si fa mai niente. L’Italia - dice con costernazione - è un Paese maschilista. Non voglio credere che le mancate risposte dell’Amministrazione dipendano da questo, ma se si pensa che queste recriminazioni arrivano da chi fa sport al femminile da sempre c’è da farsi qualche domanda».

Infine, augurandosi che finalmente sia arrivato il momento di un intervento risolutivo, Piomboni chiede che in caso di chiusura per lavori, «sia messo a disposizione un impianto alternativo. In caso contrario dovremo valutare la rinuncia all’attività con le gravissime conseguenze sportive che ne deriverebbero».

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