Rimini. Nato morto, ecco i capi di imputazione per le ostetriche: omicidio colposo e lesioni alla partoriente

Dopo l’ordine di imputazione coatta del gip del Tribunale di Rimini, Vinicio Cantarini, il sostituto procuratore Annadomenica Gallucci ha formulato il capo di imputazione esercitando l’azione penale con la richiesta di rinvio a giudizio per due ostetriche per omicidio colposo.
Le due professioniste di 46 e 27 anni, una di Faenza e l’altra di Rimini, coinvolte nella morte di Alessandro, il bambino nato morto il 5 novembre 2022 dopo circa 30 ore di travaglio, il 12 giugno prossimo saranno chiamate a rispondere oltre che del reato di omicidio colposo anche di lesioni nei confronti della partoriente.
Battaglia in tv
Secondo la difesa dei genitori di Alessandro, l’avvocato Piero Venturi, non ci sono possibilità che vengano prosciolte ma in quella data sarà possibile la scelta del rito.
La pm Gallucci sulla base di perizie medico-legali che tendevano a escludere un nesso di causalità diretta tra l’operato delle due ostetriche e il decesso aveva avanzato richiesta di archiviazione. Invece, sull’operato delle due ostetriche difese dalle avvocate Martina Montanari e Chiara Baiocchi, i genitori di Alessandro, Federica Semprini Pironi e Marco Pirini, avevano iniziato una lunga battaglia legale arrivando anche a raccontare la loro storia alla trasmissione tv Le Iene. «Quelle ostetriche vanno fermate», avevano detto.
«Il parto in casa l’avevo scelto io - aveva raccontato Federica - ma è anche vero che quando abbiamo capito che le cose non stavano andando come dovevano abbiamo chiesto di andare in ospedale e invece ci hanno dissuaso.
La perizia
Il processo è solo alle battute iniziali e sicuramente le perizie medico legali saranno ancora al centro della discussione ad iniziare da quella che ha consentito di aprire il procedimento stesso. I due esperti incaricati dalla difesa dei genitori – i professori Domenico Arduini e Giuseppe Fortuni – hanno spiegato come le oltre 30 ore di travaglio e l’infezione da streptococco non diagnosticata avrebbero concorso in maniera decisiva all’evento morte.
Nel capo di imputazione infatti la Procura parla di omessa “diagnosi di prolungamento patologico della prima fase del parto, con conseguente omessa somministrazione di ossitocina” (l’ormone principale che causa la contrazione uterina e l’eiezione del latte) peraltro richiesta dai genitori del bambino e disponibile all’interno della loro abitazione. Infine per la Procura le due ostetriche cagionarono lesioni personali alla partoriente consistite nelle sofferenze fisiche e psichiche patite durante un tale prolungamento del parto, per colpa consistita, genericamente in imprudenza, negligenza ed imperizia.