Rimini, lo spettro degli abusi sul figlio in affido: “Indagate sulla famiglia naturale”

Rimini

Hanno presentato due esposti in Procura, in cui si ipotizzavano i reati di abuso su minori e abbandono sanitario. Ma non si sono fermati alla giustizia penale. Per assicurare un futuro al figlio affetto da sindrome autistica, hanno interessato anche l’assessorato alle Politiche per la salute del Comune di Rimini. I genitori infatti sospettano che il ragazzo sia stato vittima di violenza quando aveva appena tre anni di età.

E’ l’odissea di due genitori adottivi riminesi che si sono rivolti agli avvocati Salvatore e Andrea Di Grazia per denunciare quanto accaduto al bambino nei primi anni di vita. Vogliono soprattutto squarciare quell’assordante silenzio in cui si sono ritrovati, «lasciati soli - affermano - dalle istituzioni sanitarie, senza una risposta precisa e con un futuro incerto».

La genesi della storia

La vicenda inizia nel 2009 quando i coniugi riminesi accolgono in affido un bambino di tre anni, concepito mentre la mamma si trovava in una comunità nelle Marche, allontanata insieme a tre figli piccoli, dal padre, indagato per pedofilia. Ma secondo le informazioni raccolte negli anni dagli avvocati Di Grazia, anche dopo la sentenza di condanna all’uomo era stato concesso di frequentare la moglie, donna psicologicamente fragile. «In tale contesto - sostengono i legali - è stato concepito il bambino». Giancarlo (è un nome di fantasia, ndr) è stato quindi accolto dalla coppia riminese insieme al fratello Franco (nome di fantasia anche questo, ndr) di qualche anno maggiore di lui, quando i due fratellini erano stati definitivamente allontanati dai genitori naturali.

L’emergere dei problemi

«Giancarlo però progressivamente ha evidenziato gravi problemi psicologici. I medici ai quali i genitori affidatari, poi diventati adottivi, si sono rivolti, hanno ripetutamente affermato che la conoscenza di quanto avvenuto a Giancarlo in quel periodo di presenza del padre nella sua vita sarebbe di grande importanza diagnostica». Come spiegano gli avvocati, capire cosa è accaduto al bambino in quegli anni serve a curarlo meglio oggi e in futuro.

A Giancarlo, oggi maggiorenne, è stata diagnosticata una sindrome autistica di primo livello. «Vi sono indizi precisi per temere che qualcosa di anomalo sia accaduto in quegli anni - spiegano i legali - . Il fratello Franco, che a differenza di Giancarlo è sereno, riferiva episodi in cui il fratellino era protagonista di “contatti” con adulti della comunità con i quali mimava o praticava atti sessuali. Giancarlo, con il crescere dell’età ha manifestato sintomi quali disturbo del sonno, interessi particolari e ossessivi, aggressività verso le cose e le persone. Ma nonostante le insistenze dei genitori sia le autorità sanitarie, sia il tutore, non solo non hanno collaborato ma hanno frapposto ostacoli, di fatto insormontabili, impedendo una tempestiva e puntuale diagnosi e una cura adeguata».

La perizia e il nuovo iter

Stanchi dei rifiuti dei medici che non avrebbero mai voluto prescrivere una terapia farmacologica al ragazzo, i genitori adottivi si sono attivati privatamente e hanno ottenuto una perizia psichiatra specializzata. Giancarlo a quel punto è stato inviato al Centro per l’autismo “I Tigli” di Rimini che lo segue da circa due anni. «Ma ciò non è del tutto confortante - dicono ancora gli avvocati Di Grazia -, in quanto non è stato elaborato nessun progetto educativo o riabilitativo intorno a lui. Il quadro attuale è quello di un ragazzo che vive barricato in casa, va a fatica a scuola, trascorre le sue giornate tra il letto e i videogiochi, se non supportato dagli adulti di riferimento non svolge pratiche igieniche né di cura personale delle quali sembra non aver compreso la necessità». Per aiutare Giancarlo bisogna scavare nel suo passato, per avere una diagnosi più precisa e puntuale bisognerebbe capire cosa è accaduto nei suoi primissimi anni di età. A tal fine, i genitori hanno presentato i due esposti in Procura.

Gli accertamenti

L’indagine è in corso ed è affidata ai carabinieri che, coordinati dal sostituto procuratore Davide Ercolani, hanno interrogato il responsabile della comunità marchigiana in cui la mamma ha vissuto quando Giancarlo era piccolissimo. Secondo le informazioni raccolte inoltre, la coppia che aveva perso la potestà genitoriale nei confronti dei quattro figli (tre maschi e una bambina) sarebbe stata indagata per abusi su minore e l’uomo condannato per pedofilia sui primi due figli.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui