Rimini. Lo sciopero al Serpieri, la prof: «Nessun sequestro, tutto strumentalizzato dai colleghi»
«Finita nell’occhio del ciclone per le strumentalizzazioni di certi colleghi». L’hanno accusata del tentato boicottaggio allo sciopero messo in piedi giovedì scorso contro la preside Francesca Tornatore dagli allievi del liceo dove lavora, il Serpieri di Viserba, ma anche di aver convocato per un chiarimento un allievo minorenne per poi “trattenerlo” assieme alla dirigente fuori orario scolastico. Finché, questa la ricostruzione circolata finora, per liberarsi lui avrebbe telefonato ai carabinieri e infine ai genitori. Ma qual è la versione della prof che preferisce restare anonima?
«Tutto inizia – premette - dalla lettera che ho indirizzato a un gruppo ristretto, gli studenti che mi hanno aiutato a organizzare l’open day per accogliere le scolaresche delle medie in arrivo anche nel giorno dello sciopero». Rimbalzata ovunque la sua riflessione viene letta dai manifestanti scatenando un polverone. «Mi sembrava un peccato - spiega la docente - mostrare una scuola vuota». Curare l’orientamento, come fa lei, significa affrontare ore extra, in forma gratuita, sacrificando riposo e famiglia. Prima nota che «metà dei rappresentanti di Istituto non era favorevole allo sciopero». Poi ripercorre il casus belli. «Giovedì verso l’una la mia pesante giornata era finita, quando un ragazzo di terza, che non è mio alunno né frequenta l’indirizzo dove insegno, mi è venuto a cercare in sala professori, mentre avrebbe dovuto trovarsi in laboratorio. L’iniziativa quindi non è partita da me, come invece si è detto. Ha affermato di sentirsi profondamente offeso per il mio scritto e invano ho tentato di spiegare i sacrifici profusi per mesi a fronte di un progetto distrutto dallo sciopero. Ma a suo dire la missiva mostrava quanto mi vergognassi dei ragazzi».
La mediazione
I toni si sono scaldati, riconosce, ma era arrabbiata con i colleghi «che anziché gettare acqua sul fuoco lo aizzavano». Il giovane la incalza con modi provocatori finché la vicepreside li invita a finire il discorso in presidenza, «dunque il liceale, che peraltro doveva restare a scuola sino alle 14, non è stato intrappolato». Quanto alla preside ha cercato di mediare e dei 4 adulti presenti «nessuno ha attaccato il ragazzo, al contrario è stato fatto presente a me che avevo sbagliato a alzare la voce».
Dietro la porta intanto si scatena l’inferno «e qualcuno dei colleghi allerta i carabinieri pensando che lo avessimo sequestrato. Le falsità circolate devono venire dalla stessa persona che strumentalizza i ragazzi per il suo tornaconto a scapito della scuola. La conferma che il fatto non sussiste invece viene dai carabinieri che non mi hanno chiesto nessun confronto. Sono pronta a chiedere scusa per aver alzato la voce - conclude - ma le accuse di cui sono vittima sono false».