Rimini, lo chef Iervolino e la Brace che risorge: “Riprendiamo in mano una fetta di storia”
Covava sotto la cenere da oltre dodici anni, ma finalmente La Brace tornerà ad ardere e a far scatenare fornelli e forno della pizza. Lo storico locale di Rivabella, aperto a metà anni Sessanta come bar-ristorante e nel periodo d’oro del mondo della notte pronto ad accogliere orde di discotecari per una pizza o un tagliolino allo scoglio quasi all’alba, risorgerà infatti a nuova vita giovedì 21 marzo.
Al timone ci sarà una coppia di giovani intraprendenti ed entusiasti, che acquistarono la struttura alla vigilia del Covid e ora sono pronti a riaprire i battenti con una proposta che riannoda i fili con la storia e tiene lo sguardo proiettato al futuro. Lo sguardo di Angelo Iervolino, chef 36enne originario di Napoli a Rimini dal 2007, e della moglie Anna Mantuano, “rivabellese Doc” nata da una famiglia di albergatori.
Iervolino, come nasce il progetto della Brace?
«Salito in Riviera, ho fatto qualche stagione in albergo, poi il cuore mi ha fatto fermare qua, mi sono sposato con Anna e dopo diversi anni di lavoro in un locale storico del Borgo San Giuliano ho deciso di mettermi in proprio. Nella mia idea di chef volevo infatti una cucina mia per esprimere le mie origini, le mie idee, le mie contaminazioni, ho visto questo immobile dalla storicità incredibile e nel 2019 lo abbiamo rilevato. Pochi mesi prima della pandemia. Abbiamo ristrutturato il primo piano come nostra abitazione, poi stavamo quasi scoraggiandoci visto il clima che si era creato: per fortuna abbiamo resistito studiando come disegnare il futuro del locale e il nostro così un anno fa abbiamo deciso che era l’ora di riaprire la Brace».
Quante emozioni prova alla vigilia dell’inaugurazione?
«Per noi è un po’ riprendere in mano una fetta di storia di Rimini e proprio per questo conserveremo il nome originario e la tipologia di offerta pesce-pizza. Abbiamo rinnovato completamente tutto, a partire dai colori e dagli arredi, e abbiamo fissato l’apertura simbolicamente il 21 marzo perché è il primo giorno di Primavera. Una data che vuole essere la rinascita di un posto storico e del cuore»
Come sarà strutturato il locale?
«Al piano terra con l’ampia cucina e il forno della pizza ci saranno un centinaio di coperti. Sotto c’è un’ampia sala che abbiamo ribattezzato La Cambusa, dato lo stile nautico con cui abbiamo deciso di improntare tutto il locale. La Cambusa è una sala perfetta per feste di compleanno (anche per bambini con animazione), eventi, cerimonie private e serate particolari. Stiamo poi completando gli spazi esterni, sempre in stile marinaro, dove ricaveremo un giardinetto per riuscire a far mangiare all’aperto nei mesi estivi e godere della brezza marina».
E il menù cosa proporrà?
«La mia cucina vuole rispettare la tradizione riminese su cui ho lavorato per anni al Borgo e avrà un legame stretto con il territorio locale, ma con incursioni nelle mie origini partenopee. Non mancherà ovviamente la pizza, cui mi dedicherò anche personalmente, visto che ho fatto anche il pizzaiolo. Non siamo sulla prima linea, ma la piazza di Rivabella è ad appena un centinaio di metri, la nostra insegna si vedrà anche da lì, ma ci faremo riconoscere soprattutto per la qualità dei nostri prodotti: l’obiettivo non è creare un ristorante turistico, ma un luogo in cui sentirsi coccolati e un po’ a casa».
E con il personale come va? Tutti cercano e sembra quasi impossibile trovarne.
«Fortunatamente negli anni mi sono fatto volere bene e tante persone hanno abbracciato il progetto. Anche mia moglie farà parte della squadra, si dedicherà all’accoglienza e alla gestione dei clienti, pur mantenendo il suo lavoro».