Rimini. La parola all’esperta: «Come spiegare la morte ai vostri figli, condividere il dolore rafforza i legami»
Spiegare la morte a un bambino, qual è la strada da percorrere per non spaventarlo? Lo chiediamo
alla psicologa dell’età evolutiva Barbara Pasini. «Dopo la morte di una persona cara, può capitare che gli adulti, presi dal proprio dolore, non prestino sufficiente attenzione alla necessità del piccolo di elaborare la perdita - premette -. Altre volte, come forma di protezione, possono non spiegargli ciò che è successo, o inventare giustificazioni come ad esempio “Papà è partito per un lungo viaggio”. Tuttavia, questi comportamenti, seppur mossi da buone intenzioni, sono dannosi. Tenere un bambino all’oscuro dalla realtà, lo priva degli strumenti per comprendere cosa sta accadendo. Può percepire di essere stato ingannato, sviluppare un senso di sfiducia verso gli adulti e creare spiegazioni personali errate e fonte di angoscia. L’uso della parola chiara è un unguento in grado di lenire il dolore».
Quali parole usare?
«Dipende dall’età del bambino, senza nessuna ricetta precostituita, nella singolarità di ogni situazione. Occorre usare il termine “morte” senza eufemismi, evitando espressioni come “è andato via”, “si è addormentato”, “è partito”, che possono confonderlo e creare inutili paure, come quella di addormentarsi. Ai bambini più piccoli si può dire: “Quando qualcuno muore, il suo corpo smette di funzionare, ora non soffre più e non potrà più essere qui con noi”. Per i più grandi, invece, si possono fornire spiegazioni più approfondite, collegandole a credenze culturali, spirituali o scientifiche, se la famiglia le adotta. Usare esempi della natura, come il ciclo di vita di un fiore o di un animale, è utile per comprendere che la morte ci appartiene. Nella mia pratica clinica i libri diventano un valido aiuto, tra i tanti ne uso uno in particolare la “Libellula Coraggiosa”. Concludendo, è importante rispettare le emozioni e il tempo del bambino».
Cosa rispondere alla domanda che il bimbo potrebbe rivolgere a chi spiega: “Anche tu morirai?”.
«Sincerità e sensibilità sono fondamentali. “Sì, tutti prima o poi muoiono, ma io spero di vivere molto a lungo e di prendermi cura di te per tanti anni. Ora siamo qui insieme, ed è questo che conta”».
Come aiutare un bambino ad elaborare il lutto di una persona cara?
«Si tratta di un processo lungo, che richiede tempo, essenziale per il benessere psichico. Aiutare un bimbo a comprendere cosa è accaduto, senza che diventi preda del senso di colpa, non solo lo aiuta nel presente, ma lo prepara ad affrontare in modo più sano le difficoltà future. Esprimere i propri sentimenti come rabbia, pianto, paure e dare spazio alle domande o ai suoi silenzi diventa essenziale. I rituali come guardare foto, raccontare aneddoti, disegnare sono il primo passo verso l’attraversamento del dolore, anche se a volte è utile il sostegno di uno psicologo infantile».
Partecipazione ai funerali: sí o no?
«Permettere di partecipare ai funerali è un modo per iniziare l’elaborazione della perdita, ma è necessario ascoltare la volontà del bambino e renderlo partecipe in questa gestione del dolore».
È bene far trapelare il nostro dolore davanti ai figli?
«Condividere il dolore e mostrarlo è naturale. Vedere che anche gli adulti lo provano, crea un momento di condivisione che permette al bambino di mostrare le sue fragilità, diventando un’occasione per rafforzare i legami, supportandosi a vicenda. Bisogna dare tempo al cuore del bambino per ritrovare la serenità, spiegandogli che a volte potrebbe anche non pensare alla persona che è morta, ma questo non significa averla dimenticata».