Rimini. L’imprenditore partito nel 2010: “Così dalla Romagna all’Ecuador ho avuto successo”

Rimini

Da Riccione all’Ecuador. È stato tra le cento persone più influenti di Guayaquil e i suoi clienti arrivano su bolidi fiammanti scortati da bodyguard. «Bella soddisfazione» per lo chef riccionese Raul Savoretti, sbarcato in Ecuador nel 2010 con la moglie Vanessa Alvarez Ycaza.

In precedenza, il 51enne, che discende da una famiglia di albergatori, aveva lavorato anche in veste di manager in ristoranti di prestigio in Romagna, Francia, Repubblica dominicana oltre che in un ristorante stellato in Svizzera. Ora affianca una sua linea di prodotti gastronomici, che vende anche nei supermercati, al locale “La pizza de Savoretti”.

Una scelta lessicale, questa, che sforna un gioco di parole tra savor (sapore in spagnolo) e il suo cognome. Quanto alla pizzeria vanta dai 45 ai 50 coperti in un ambiente caratteristico, ammette i cani ed è dotata di una pergola esterna. Una brigata «di 5 persone» è al lavoro tutto l’anno per accontentare turisti e residenti.

Savoretti, perché si è trasferito in Ecuador?

«È una terra affascinante, ricca di monumenti e non lontana dalle isole Galapagos rese celebri dal naturalista Charles Darwin. Anche la parte fiscale è molto vantaggiosa per un imprenditore. Adesso l’IVA è al 15% ma quando sono arrivato viaggiava sul 12%. Anche le tasse sono basse rispetto all’Italia mentre sono notevoli le agevolazioni a fronte di una burocrazia molto snella. Non esistono infine l’Imu sugli immobili né le tasse sull’immondizia. E persino per la benzina si spende una cifra esigua: circa 3 dollari a gallone (4 litri, ndr). Chicca finale? La temperatura dai 28 ai 36 gradi».

Aprire un locale in Ecuador: istruzioni per l’uso.

«Sono sufficienti 5 permessi e la partita Iva. Mio fratello ha brigato mesi per aprire una pizzeria in Romagna, a me invece sono bastate tre settimane».

Ci descrive la sua attività?

«Oltre al locale, abbiamo lanciato la linea di prodotti “Savoretti el sabor italiano” che vendiamo in loco e nei supermercati: dalle salse per condire la pasta alla base per la pizza passando per i vini. Da qualche mese, infine, abbiamo inaugurato anche la gelateria».

Quanto costa una pizza?

«Da 12,50 dollari fino a 19,50 in ragione delle materie prime di alta qualità che importo dall’Italia».

La sua clientela tipo?

«Il jet set locale inclusi politici e divi che arrivano con i “gorilla” al seguito».

Il risultato di cui è più orgoglioso?

«In realtà sono due. Il primo è che mio figlio Raul ad appena 13 anni mi aiuta molto ed è già in grado di preparare pasta fresca, dolci e pizze. Quanto al secondo traguardo, nel 2012 sono stato individuato tra le cento figure più importanti di questa zona dell’Ecuador, Guayaquil, capitale economica del Paese. Tra medici e professionisti ero l’unico imprenditore gastronomico».

In cosa consiste la cucina tipica dell’Ecuador?

«Vanno forti le zuppe come quella a base di zampe di bovino oltre alla carne: dagli spezzatini al porcellino di India arrosto sino al maialino da latte. Sapori forti, ma basici, che vedono i residenti conquistati dalla nostra ricca tradizione».

Un pregio della popolazione?

«Sono molto alla mano e spensierati».

E un difetto?

«La mancanza totale di puntualità che mi spinge a falsare gli orari anche con mia moglie. Se dobbiamo uscire di casa per le 17 le dico le 15, così riusciamo a partire in tempo».

Il personale?

«Va formato nella tradizione italiana trasmettendo a tutti il ritmo romagnolo. Detto questo intervengo anche con i clienti se grattugiano il parmigiano sui frutti di mare».

Prossimo step?

«Mi piacerebbe aprire un piccolo hotel, tutto in legno, in mezzo alle palme, che ospiti un ristorante al piano terra. Un piccolo gioiello a due passi dal mare, dotato anche di piscina».

Dove si immagina con sua moglie tra 10 anni?

«Non mettiamo da parte l’idea di tornare in Italia a goderci il meritato riposo assieme al resto della famiglia. Lavorare all’estero, d’altronde, mi ha garantito un grande bagaglio tecnico spendibile ovunque».

Un consiglio al settore turistico riccionese?

«Aggiungere novità come food truck di pregio sparsi per la città ma anche un ristorante fusion per apprezzare un tocco di Sudamerica. Ultima dritta? Riportare le discoteche ai fasti del passato. In Ecuador sono molto più tolleranti degli italiani in caso di musica e altoparlanti. Potrebbe essere questo il primo passo per un nuovo corso».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui